Impresa 4.0 le aziende che sono protagoniste della rivoluzione parlano all’Università degli Studi Roma Tre. Paolo Perani, (Strategic Business Development Manager ABB), azienda che oggi significa sperimentazione di tecnologie all’avanguardia, progetti di sostegno ai giovani e tanto altro, racconta l’esperienza della sua azienda che è anche parte del piano Lighthouse, cioè impianti di produzione basati su tecnologie legate all’Industria 4.0. La novità è che questi impianti non sono centri piloti: “Noi ci siamo candidati per essere uno dei 4 progetti Lighthouse del MISE in Italia, l’investimento è molto grande, si parla di oltre 20 milioni di euro precisa Paolo Perani – del resto noi dell’ABB siamo il futuro digitale in molti segmenti dell’industria.”
ABB in Italia ha sede a Dalmine, Frosinone e Santa Palomba: “Abbiamo scelto queste tre unità per cercare di definire tecnologie implementali e renderle applicabili a vari tipi di produzione di massa spiega Perani che si occupa di sviluppo strategico –“.
Il successo dell’ABB che opera da 130 anni in oltre 100 paesi e impegna circa 136mila persone viene anche dall’attenzione per la formazione: “La formazione del personale è determinante – dice Perani – per questo noi lavoriamo con 7 università in Italia, seguiamo tersi di laurea e dottorandi”. Matematico, elettronico, statistico sono i profili che servono all’industria oggi dove lo smart work diventa sempre più indispensabile soprattutto nelle fabbriche con robot e l’ABB ne ha quasi 50 nella sede di Dalmine, dove utilizziamo tutte le tecnologie dell’industria 4.0, abbiamo dei robot che girano in mezzo alle persone, muovono dei pesi e sono completamente a guida laser”.
Energia, automazione IoT sono tutti ambiti dove l’azienda di Perani è impegnata. Ogni singolo oggetto prodotto dalla fabbrica viene usato negli stabilimenti e danno risultati, quindi implementano la catena del valore. Roma idrica Smart è solo un esempio concreto di ABB che Media Duemila racconterà nel 2018 ed anche visiterà affinché la condivisione di best practices possa diffondersi.
Altro interessante punto di vista nella tavola rotonda, che ho moderato, è di Luigi Bianco, (rappresentante della commissione nazionale Federmanager), naturalmente su temi specifici di industria 4.0. “Siamo totalmente immersi nel digitale – dice – ci troviamo in un mondo dove alcuni guru intravedono e anticipano i processi dell’impresa che si trasforma. Per il management all’interno delle imprese si prefigura la necessità di nuove sfide legate a nuove strategie. Bisogna sviluppare nuovi modelli di business ed anche una nuova mentalità del manager che deve trasformare il modello di business”.
Bianco riporta 3 dati del World Economic Forum che si riferisce alla presenza di manager in diversi Paesi europei: Germania 2 milioni 282 mila manager; Francia 2 milioni 151 mila; Londra oltre 3,5 milioni; Italia 1 milione e 143.
Per affrontare le sfide nel momento nel luglio 2013 Luigi Bianco ha costituito una commissione nazionale di esperti per capire il ruolo che deve svolgere il management nell’industria 4.0: “Il modello anglosassone non fa per noi – precisa Bianco – perché non abbiamo una grande diffusione di imprese multinazionali e nemmeno una struttura paragonabile al sistema produttivo tedesco. Dobbiamo trovare una terza via dove si pone al centro la figura del management”.
Anche per i manager gli e-skill sono determinanti:” Abbiamo lanciato un progetto con Confindustria che prevede la formazione di oltre 3000 manager – racconta Bianco – con il Programma smart short, master su industria 4.0, nella prima fase totalmente finanziato da Federmanager, formeremo insieme a Confindustria 300 manager capaci di verificare le best practices già realizzate”.
Con Alessandro Clerici (CESI) parliamo di mobilità focale per l’applicazione dell’Iot che lui dice IoE, internet of everythings, perché la rete ormai è ovunque.
La mobilità in Italia occupa 125 mila persone con un fatturato di 150 miliardi, ha un’importanza fondamentale per trasporto persone e merci, salute e ambiente, strategie energetiche e tanto altro. La gomma è il mezzo principale di trasporto di persone per il 75%. Circa il 52% delle merci sono trasportate su gomma. Il 30% dell’energia primaria consumata in Italia va a finire nei trasporti responsabili del 25% di CO2 nell’atmosfera. Il Parco autoveicoli conta 45 milioni di macchine, di cui 37 milioni usate dalle persone. “Queste autovetture per il 50% hanno più di 10 anni – dice Clerici – sono vecchie mentre oggi grazie all’ IoT è possibile fornire una serie di dati che possono servire al manufacturing per casistica dei guasti, informare il ricambista, assistenza nel soccorso e aggiornamento in tempo reale sulla situazione del traffico”.
Tutto quanto abbiamo oggi parte da un po’ di sabbia trasformata in prodotti di micro elettronica che permettono di implementare tutte le funzioni di industria 4.0. Questa è STMicroelectronics che, sottolinea Matteo Lo Presti è due volte industria 4.0 perché “noi siamo i primi utilizzatori di queste tecnologie”.
“Mi occupo di prodotti analogici e smart power, ogni anno produciamo circa 4 miliardi di componenti elettronici – sottolinea Lo Presti – tutti uguali a difetti zero, perché è questo che ci chiede il mercato. I nostri prodotti devono competere con produttori cinesi, americani dal mondo dell’automotive ai telefonini a costi competitivi, per vincere servono tecnologie tipiche della quarta rivoluzione industriale. All’interno delle nostre linee di produzione i sensori, i controlli digitali, i sistemi di connettività e monitoraggio, Big Data sono all’ordine del giorno”.
A SMT la tecnologia, negli ultimi 10 anni, a parità di unità prodotta ha dimezzato i consumi energetici. Siamo dunque a concreti risultati di evoluzione utile.
Il settore della sanità raramente sviluppa tecnologie proprie e sono molte le difficoltà da affrontare secondo Giovanni Calcagnini (Lead Researcher Istituto Superiore di Sanità): “La maggior parte dell’innovazione nell’ambito salute è fatto da piccole e medie imprese che sono poco strutturate spiega – in più gestire dati sensibili è difficile. Sono, dunque tanti, i problemi che rischiano di rendere le startup italiane meno competitive del resto d’Europa, in questo settore. Anche se nel settore salute la tecnologia personalizzata produce vantaggi enormi”. Certo la salute è un settore strategico per le nazioni nel mondo e naturalmente l’Italia, dove diventiamo più vecchi, paradossalmente proprio le persone più anziane che potrebbero beneficiare di più del cambiamento sono quelle che usano meno gli strumenti innovativi a disposizione.
In fine la parola va all’Università con Alessandro Vizzarri (professore Università degli Studi Roma Tre): “Le industrie disposte ad investire di più entro il 2020 saranno quelle del settore manufacturing, transportation e utilities sottolinea – l’ APAC region (Asia/Pacific) è quella dove il mercato IoT si è sviluppato maggiormente. Entro la stessa data l’ APeJ region (Asia/Pacific, senza Japan) sarà la regione dove sarà concentrata la maggior parte dell’ IoT spending, dopo troviamo l’USA, mentre l’ Europa occidentale è terza a seguire il Giappone”. Come si svilupperà la vita ed il business in questo mondo con gli oggetti connessi che da 8.4 billion nel 2017 arriveranno a 20.4 billion entro il 2020 secondo Gartner.
Secondo Vizzari il mercato dell’IoT sarà dominato da i platform providers: “perché sono quelli meglio posizionati, poiché arrivano ad intercettare il 50% del valore complessivo del mercato. Ma non elimina la competizione tra i players del mercato IoT, che continua ad essere molto frammentati. In più i Device Providers senza un service model rischiano di rimanere semplici vendor. Dovrebbero avere partnerships non esclusive con i lead player. La sfida si gioca sulle enhanced features, come storage e computing embedded e tecnologie evolute per il risparmio energetico”.
Per Vizzari i Platform Providers sono il cuore dell’IoT ma il loro successo dipende dall’abilità di creare partnership e raggiungere obiettivi comuni così come la capacità di stabilire partnership ed integrare diverse soluzioni esistenti (partner or perish).
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