‘Curdi’, di Antonella De Biasi, Giovanni Caputo, Kamal Chomani e Nicola Pedde. Rosenberg & Sellier, Torino (collana Orizzonti geopolitici)

L’entità Kurdistan non esiste. Forse perché le sue genti intendono superare il sovranismo con una gestione confederale dei territori, senza modifiche di confini sempre sullo sfondo della diaspora curda. Questo libro, fin dall’accurato apparato iconografico iniziale, è una disamina della identità curda transnazionale, delle lotte – anche intestine – delle tante anime curde; tasselli incasellati nei rapporti internazionali e nel coinvolgimento geopolitico della società clanica.

Il volume si avvale delle competenze di esperti nelle specifiche aree in cui il territorio del Kurdistan risulta diviso dopo il collasso dell’Impero ottomano e si chiude con un’analisi di Nicola Pedde, direttore dell’Institute for Global Studies, che traccia i possibili margini di manovra per questo popolo da sempre sul confine: tra Impero romano e Impero persiano, passando attraverso la frontiera postbellica del 1918, tra gli imperi coloniali e le nascenti monarchie arabe o ancora su quello ideologico e militare della Guerra Fredda.

Giovanni Caputo, studioso del “popolo che non c’è”, illustra invece la situazione nelle aree curde in Siria fino all’occupazione turca di Afrin e analizza tutto quanto si muove – anche ideologicamente – nelle zone appena liberate, almeno militarmente, dalla minaccia di Daesh.

Kamal Chomani, giornalista curdo-iracheno, narra con passione i rapporti interni alla sua comunità sullo sfondo della “Dinasty curda” delle famiglie Barzani e Talabani con  attenzione all’abbraccio mortale della Turchia di Erdoğan e al ruolo iraniano nella regione.

Antonella De Biasi, giornalista e curatrice del volume, studia da molti anni la questione curda: oltre a occuparsi dell’ambito turco – concentrandosi sulle vicissitudini dei curdi dalla nascita della Turchia moderna e raccontando la formazione e il cambio strategico di un attore non statale come il Pkk/Kck, il fallimento del processo di pace e le nuove forze in campo – ha approfondito anche la centralità della donna nell’evoluzione della società patriarcale curda dedicando a questo tema un interro capitolo.

I contributi sono solo apparentemente limitati dai confini coloniali, dipanando un’unica storia raccontata da diversi punti di vista, tutti riconducibili a una sola cultura declinata in tante lingue e divisioni.

L’approccio divulgativo del volume offre la possibilità di avere uno sguardo d’insieme su una questione centrale delle relazioni internazionali in Medio Oriente per lungo tempo derubricata a problema interno degli Stati in cui il popolo curdo è minoranza. Questo libro offre spunti e contributi per un dibattito sui cambiamenti in atto e le nuove possibili strategie degli attori coinvolti. Le trasformazioni politiche post Guerra Fredda sono tanto evidenti da dare luogo a una fioritura di studi o ricerche sulla questione curda all’interno della multidisciplinare comunità degli studi sul medio oriente.

Curdi si pone quindi la mission di accendere i riflettori anche in Italia sugli studi di ‘curdologia’ e spiegare quanto è importante occuparsi di questo popolo che è la quarta etnia del Medio Oriente per popolazione con una diaspora, che per vastità, è paragonabile a quella palestinese e armena.

Eleonora Febbe

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