Caro Piergiorgio,
oggi ci tocca controllare l’intelligenza artificiale (AI), questo meraviglioso motore di biblioteca dinamica e generativa del sapere umano. Qualche opinionista benpensante, sui media classici, ci dice che può essere invasiva nella comunicazione, subdola nelle risposte e coercitiva nei risultati.
Da sempre, gli strumenti che l’ingegno umano ha costruito possono essere pericolosi: il bastone può essere una leva oppure un’arma, la polvere da sparo inizialmente serviva per i fuochi d’artificio, la ricerca atomica era dedicata all’energia non alle bombe. Anche oggi l’innocua carta stampata può incitare all’odio. L’informazione può essere un’arma.
Mutatis mutandis, adesso abbiamo tra le mani un’applicazione della tecnologia digitale assolutamente straordinaria, che assembla dati e propone soluzioni a velocità strabiliante. Certo che la composizione degli algoritmi di analisi non è del tutto trasparente. Per inciso, gli algoritmi si alimentano da soli (machine learning), quindi i difetti delle fonti si ripercuotono.
Le critiche principali nascono a proposito dei proprietari delle grandi piattaforme multinazionali. Di fatto è un oligopolio di mercato. In effetti la proprietà e la gestione dell’AI è in poche mani private e persegue, lecitamente, obiettivi di ricavo. La beneficienza delle Big Tech è del tutto marginale rispetto ai guadagni. La comunità globale degli utenti è inattiva, passiva se non sottomessa o sfruttata nella raccolta dei dati.
Vero, semivero e falso stanno in una memoria digitale, meccanica o fluida, razionale, nel senso che rispetta le frequenze statistiche, ma non morale né sentimentale (che, benché non sempre omogenei, sarebbero elementi importanti della civiltà umana).
Le istituzioni politiche, democratiche o semidemocratiche o autoritarie, per certi versi potrebbero fare controlli e disporre regole, oppure potrebbero mettere i loro paletti di potere, monitorare le popolazioni, eludendo la privacy, la sicurezza e i diritti dei cittadini o dei consumatori (che per loro sono la stessa cosa!).
Se l’AI Act dell’Unione Europea, in vigore dal 1° agosto scorso, è un esempio che sembra virtuoso per rispetto di equità e trasparenza (e speriamo in una buona applicazione), le regole americane o cinesi o russe sono sicuramente indotte da lobbies intriganti. Ci vorrebbe un codice planetario condiviso, visto che le comunicazioni digitali saltano i confini geopolitici. Oggi i gestori non hanno responsabilità sulle conseguenze, per esempio nei danni di guida autonoma. Come nei social i gestori si dichiarano contenitori e non editori. Comunque anche da noi i regolamenti sembrano proteggere i cittadini considerati come consumatori, non titolari di diritti e esperienze umane.
La propaganda digitale, profilata, è eccezionale, induce dipendenza, ti fa credere di aver deciso da solo anche certe preferenze. Telefoni e computer sono le nostre protesi per conoscere i fatti e le opinioni. Un po’ ci condizionano.
Eppure l’AI ci darà soluzioni fondamentali di benessere sociale. Pensa allo sviluppo della ricerca in bio-medicina, delle soluzioni nel sistema dei servizi di istruzione, trasporti, infrastrutture, burocrazia, amministrazione, finanza, ecologia, rifornimento energetico, catene di produzione industriali, informazioni, assistenza sociale. Anche se nessuna realtà sociale può essere espressa solo in numeri. Chiaro e oscuro, come negli scacchi, sono una sfida perenne.
Per finire, siccome so che sei appassionato ai valori, ti segnalo un numeretto che gira tra gli esperti: 175 zettabyte. Già da tempo è il volume stimato dall’Unione Europea dei dati che saranno prodotti nel mondo dagli apparati digitali nel 2025.
Un byte è costituito da un ottetto binario di 8 bit (0/1) e può assumere 256 valori. Uno zettabyte contiene 1021 byte. Ci sai fare, metti tu 21 zeri dopo 175. Con l’amico Pietro ho chiesto, via computer, un aggiornamento sui consumi di elettricità e di conseguente produzione di anidride carbonica (CO2) per gigabyte. Indicazioni e calcoli non sempre precisi. Abbiamo considerato, tanto per dare un idea delle dimensioni dell’inquinamento, solo l’elettricità prodotta globalmente da combustibili fossili. Il totale dell’emissione di CO2imputabile a 175 zettabyte equivale a una massa di circa 16,6 milioni di tonnellate. Corrisponde grossomodo alla massa di 360 bastimenti come il Titanic! Tu, matematico, controlla e correggi se trovi errori. A me mancano le parole di commento. Belle gatte da pettinare. Stammi bene Piergiorgio!
Paolo