di ANNA MASERA –
Il 2012 promette di essere l’anno in cui i giornali ce la metteranno tutta per sopravvivere allo tsunami digitale. D’altra parte, è da ormai un paio d’anni che tutti ne parlano e si guardano intorno in cerca di ricette anti-crisi. Ormai, a sentire le profezie, il tempo stringe: questo sarà l’anno in cui bisogna prendere decisioni, senza più indugio, se non si vuole soccombere e farsi spazzare via. Chi ancora non ci crede, vada a rivedersi il dibattito on line organizzato recentemente dall’Economist sul futuro del giornalismo, in cui Nicholas Carr sosteneva che Internet lo peggiora e Jay Rosen che lo migliora. Messe ai voti le loro tesi, per il pubblico ha vinto il punto di vista del professor Rosen: è vero che Internet danneggia il modello di business dei media tradizionali, ma migliora il giornalismo perché abbassa i costi e apre il mercato, fa arrivare ovunque le notizie, offre nuovi strumenti a chiunque li voglia e cambia l’equilibrio del potere tra utenti e giornalisti; il pubblico si è ripreso il controllo a colpi di click. Anche i giornalisti all’alba del 2012 sono finalmente più inclini a guardare blog, Facebook, Twitter e gli altri social media come un valore aggiunto rispetto ai media tradizionali: un cambio di atteggiamento prezioso per i giornalisti che vorranno restare in testa al cambiamento. Come raccogliamo, filtriamo e distribuiamo le notizie coi social network cambia, perché i nuovi media sono «orizzontali»: cioè le news non arrivano più solo dai reporter che le scrivono, dall’alto al basso, ma emergono da un ecosistema in cui giornalisti, fonti e utenti si scambiano le informazioni in maniera orizzontale. La novità è che si riducono i posti nei giornali di carta in via di estinzione, in compenso per un giornalismo multimediale sostenibile emergono nuovi ruoli, oltre ai blogger e reporter multimediali. Li elenca il Center for Sustainable Journalism della Kennesaw State University della Georgia, Usa (vedere box). Infine, vale la pena adottare anche nelle redazioni dei giornali qualche sana risoluzione per l’anno nuovo. Sacrosanti i suggerimenti del blog specializzato MediaBistro:
1) È ora di ridurre l’uso della stampante: nell’era digitale, di Google Docs, iPad e smartphone di ogni genere, non è proprio più il caso di stampare articoli, foto, pagine e documenti. È uno spreco anti-ecologico senza senso. Sarebbe ora che anche il timone venisse reso disponibile in formato elettronico sugli schermi, con tutte le successive modifiche, anziché consegnato in formato stampa dai fattorini sui tavoli dei vari caporedattori.
2) È ora di puntare a una cultura di notizie “aperte”, coinvolgendo il pubblico nel processo editoriale fin dall’inizio, perché partecipi e contribuisca con suggerimenti, fonti, punti di vista alternativi.
3) È ora che i siti web si comportino come le community open source e – che lancino un nuovo blog o utilizzino una nuova applicazione – condividano il loro lavoro con il pubblico: dà l’esempio l’“Open Blog” del New York Times.
4) È ora che i giornali digitali dell’era Google facilitino il reperimento delle notizie correlate, i precedenti, gli aggiornamenti, le eventuali correzioni, smentite o conseguenti risposte.
5) È ora che i giornali on line non siano costretti in sistemi editoriali bloccati con un design sempre uguale delle pagine, ma che siano flessibili quanto lo sono stati finora i giornali di carta. Perché spesso è la personalizzazione dell’impaginazione che fa la differenza. Quindi il Web design deve essere al servizio dei contenuti, e non viceversa.
Anna Masera, giornalista, caporedattore del sito web e social media editor de La Stampa di Torino, segue gli scenari multimediali da quando è comparsa Internet in Italia.
Anna Masera
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