di LIVIA SERLUPI CRESCENZI –

La strada per accedere gratuitamente alla informazione online si fa sempre più tortuosa e la notizia, da poco uscita, sulla decisione del Washington Post di chiedere un contributo agli utenti abituali del proprio sito, quelli cioè che leggono più di 20 articoli al mese, non è stata una sorpresa. Del problema dell’accessibilità gratuita alle notizie sulla Rete si dibatte ormai da molti anni in Italia, ma in America il noto Istituto di Ricerca Pew Institute, nel suo Rapporto Annuale sul giornalismo americano “The State of the News Media 2013”, parla del 2013 come dell’anno della svolta verso il digitale a pagamento. E descrivendo la non rosea situazione economica del settore dei giornali afferma che la maggior parte dei piani di pagamento digitali sono costruiti attorno a tre elementi.

Il primo è il paywall. I forti consumatori delle notizie sul web, dopo un tempo dato, riceveranno un avviso di pagamento per effettuare l’abbonamento, diversamente non avranno più accesso al sito. Il secondo è un assegno per grandi volumi di “traffico casual” e prevede quindi un certo numero di articoli gratuiti al mese e il libero accesso agli articoli trovati tramite ricerca, link o social media. Questa modalità potrebbe lasciare spazio a quegli utenti esperti nell’eliminare i cookie o ad aggirare la barriera del pagamento. La terza possibilità prospettata nello studio per stabilizzare e potenzialmente far crescere il traffico della stampa,  è costituita dall’accesso al digitale offerto gratuitamente o a prezzo molto ridotto per gli abbonati al cartaceo.

Livia Serlupi Crescenzi

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