Ormai le celebrazioni di fine-inizio d’anno scorrono quasi inosservate, visto il continuum, incessante e tumultuoso, delle vicende politiche, economiche e sociali che avvolgono la nostra quotidianità.
In questo periodo i commercianti spingono i consumi, almeno nei centri di agiatezza. Nelle realtà più misere di paesi devastati dalle calamità naturali, dalla scarsità di risorse primarie (acqua, energia) o dalla disorganizzazione sociale (come tante periferie di metropoli importanti), le speranze di vita si appiattiscono sotto i muri dell’indifferenza, dell’incompetenza se non dello sfruttamento e delle malefedi.
Questo divario, solo superficialmente tecnologico, dovrebbe imporre considerazioni etiche globali alle governances e a chi ha buona volontà. Dal momento che siamo nelle pagine dell’Osservatorio TuttiMedia, diciamo che anche i media potrebbero avere più attenzione all’educazione dei lettori con una visione più generosa e più aperta allo sviluppo globale invece che ai giardinetti locali, anche senza trascurare i richiami all’audience con il consueto intrattenimento leggero.
Ciò detto, incombe proprio sullo sviluppo globale il pericolo della insostenibilità ambientale sul pianeta Terra. Penso sia il tema di discussione e di impegno più significativo per il futuro. Sono ormai decine i documenti scientifici che danno per certo un baratro (vedi la recente Conferenza di Katowice) se non saranno pianificate misure urgenti di intervento. L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha da tempo definito un’Agenda di iniziative fino al 2030, ma i Governi temporeggiano. Così cresce il riscaldamento dell’atmosfera e dei mari, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e della terra, dilagano le disuguaglianze sociali, di genere, di censo e di etnia, sono deboli i piani per la salvaguardia della salute, dell’istruzione, dell’alimentazione, perdurano guerre spregiudicate per il controllo delle scacchiere e la difesa delle poltrone di potere, i valori e la giustizia hanno scarsa protezione, sembra assente la manutenzione efficiente degli impianti e delle infrastrutture valide già esistenti (da quelle edilizie a quelle culturali!).
Ecco: forse una miglior manutenzione del pianeta ne allungherebbe la vita.
E saremmo anche in grado di farlo, almeno chi può: chi può abbia testa e cuore, sfoderi istruzione, mezzi, risorse, sensibilità e creatività. Prendiamoci il tempo, nel 2019, per fare qualcosa di più nella nostra professione di comunicatori, che è cruciale nella formazione di un’opinione pubblica responsabile e che può rendere gli uomini cittadini del mondo.