All’incontro promosso dalla Fondazione R&I nella sede di TIM WCap Accelerator di Roma Fabrizio Landi, presidente di Toscana Life Sciences, e Founder di Panakes afferma: “Trovare finanziamenti per le Startup italiane è difficile, certo, ma lo è anche perché chi si propone quale rappresentante della società quasi sempre è un ricercatore (o già occupato in altro) che continua a fare il suo lavoro e non scommette completamente nella sua idea. Spesso ci troviamo di fronte a giovani che preferiscono non perdere un posto fisso e quindi continuare in duplice veste. In America è diverso. Le persone credono in quello che fanno, investono senza esitazione tempo e denaro. Sono disposte a rischiare il tutto per tutto”.
Certo l’analisi è dura ma ascoltando questo giudizio mi è venuto in mente che il carattere simpatico degli italiani è un po’ quello del fingersi cretino per non andare alla guerra. Gli italiani fanno finta di voler cambiare, non perché non ne riconoscono l’esigenza, ma perché vivono immersi nell’arte, nella cultura, nel buon cibo e dunque perché cambiare? Posso capirlo e allora che dire? L’Italia fa finta di credere nell’innovazione, di voler cambiare PA, scuola, Università, città, politici.
Però Dante, Botticcelli, Michelangelo, Leonardo, Volta, Croce, Fermi hanno creduto nelle loro capacità e lo hanno dimostrato. Gli Italiani moderni credono che la realtà debba loro una vita tranquilla perché sono già ricchi di cultura, appunto.
Gli italiani non prendono la vita sul serio? Fa parte del loro carisma. Quando ho sentito le parole di Fabrizio Landi ho subito pensato che l’Italia fa finta, non scommette su stessa dal tempo dei grandi artisti, dal tempo del Rinascimento appunto. Per questo che continuo a sostenere la necessità di un nuovo Rinascimento dove la Cultural Intelligence serve a riprendere e fare sul serio per riproporre la bellezza e l’arte quale nuovo filone per una miniera che non ha pepite ma bit.

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Derrick de Kerckhove
Direttore scientifico di Media Duemila e Osservatorio TuttiMedia. Visiting professor al Politecnico di Milano. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di "La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa" ("The Skin of Culture and Connected Intelligence"). Già docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è stato titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media".