Di primavera araba e dei grandi cambiamenti che hanno riguardato gli Stati arabi del Nord Africa e del Mediterraneo orientale si è parlato giovedì 6 settembre 2012, presso la Sala Igea di Palazzo Mattei di Paganica, a Roma, in occasione della presentazione del libro Arab Society in Revolt. The West’s Mediterranean Challenge, curato da Cesare Merlini e Olivier Roy.
L’iniziativa, organizzata dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani e dall’Istituto Affari Internazionali (IAI), ha visto la partecipazione, oltre che degli autori, anche di Giuliano Amato, che dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani è Presidente, e di Francesca Corrao, docente di letteratura araba all’Orientale di Napoli.
“Rivoluzioni senza rivoluzionari”, così Amato ha definito, in apertura dei lavori, le trasformazioni politico-sociali, culturali, e religiose che  questi Paesi stanno attraversando.
Si tratta di proteste alimentate non dai movimenti politici tradizionali, ma dall’uso delle nuove tecnologie e dai social network. “Le tecnologie sono state importanti – ha affermato Amato – nel rendere visibili situazioni di ingiustizie e diseguaglianze, che poi hanno fomentato le rivolte”. Egli parla anche del rapporto tra religione e cultura e della tendenza generale ad appiattire i due profili: “Questo libro si sforza di far comprendere che in realtà i due aspetti sono in se stessi autonomi, non c’è coincidenza tra cultura e religione perché la prima è influenzata da tanti e diversi aspetti non riconducibili solo alla religione”.
Secondo Cesare Merlini, che ha descritto al pubblico il volume, “oggi i rapporti tra le società sono più importanti dei rapporti tra Stati”. I cambiamenti delle governance sono infatti conseguenza delle mutazioni che riguardano la società, la cultura e la religione e non il contrario. “Il volume prende in esame – afferma Merlini – aspetti come la religione, la demografia e la migrazione, il ruolo delle donne nella società araba, l’imprenditorialità come fattore di dinamica sociale, e focalizza l’attenzione soprattutto sulle telecomunicazioni e Internet come motori di cambiamento. Le forze politiche non si creano con Internet – ha affermato – ma le mobilitazioni si”.
Si è discusso anche di Tv come strumento di dialogo durante la conferenza. Francesca Corrao ha parlato di Al Jazeera, come l’emittente televisiva che “ha aperto la strada alla democrazia perché, con la trasmissione L’opinione dell’altro, ha minato il potere di Mubarak abituando le persone a discutere tra loro”. Secondo lei occorre sempre andare al di là dei dati e delle statistiche per capire meglio i cambiamenti sociali: “nessun dato ci parla delle donne che restano nel Paese di origine mentre il marito emigra e non torna più, che non possono lavorare perché non hanno l’autorizzazione del coniuge, e non possono nemmeno divorziare”.
Il libro pone quindi tante questioni aperte e getta nuova luce sulle trasformazioni che hanno investito la sponda Sud del Mediterraneo, un mondo ancora lontano dall’essere compreso del tutto.

Sara Alesi

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