di ELEONORA FRANCESCHINI –

Da Villa Medici, apre Luciana Castellina, Vice Presidente di Eurovisioni, questa XXVI edizione del Festival Internazionale di Cinema e Tv dedicata alla produzione di Fiction in Europa. Vale lo stesso allarme del Cinema. In Europa, ogni nazione guarda le proprie fiction. I Paesi europei hanno in comune i prodotti americani (come accadeva negli anni ’80-’90) ma per il resto manca uno scambio sinergico culturale, sia di risorse, che li porti a concepire e poi produrre fiction adatta a tutto il pubblico europeo. Manca un immaginario comune.

Il flop della nuova serie di Dallas su Canale5, comparato ai grandi ascolti di moltissime produzioni italiane, porta un po’ di ottimismo nel mondo delle fiction nostrane: le fiction del Vecchio Continente avranno vita lunga e spettatori sufficienti? . “La fiction italiana ha successo, ma non esistono fiction europee, forse perché risulta troppo difficile far dialogare un numero così vasto di culture”, ha sottolineato Castellina. “All’Unione Europea mancano un sentire comune e una condivisione di cultura e valori”, ha continuato. Maria Pia Rossignaud, vicepresidente dell’Osservatorio TuttiMedia e direttrice di Media Duemila, propone la televisione quale giusto canale di condivisione e conoscenza per le diverse entità culturali dei paesi europei: “La conservazione della memoria e la valorizzazione del patrimonio storico possono avvenire attraverso lo schermo. I giovani vanno aiutati e coinvolti nella produzione di storie moderne che aiutano ad unire locale e globale. Più si va verso una società globale, più si ha bisogno di radici, di elementi radicati nelle tradizioni locali per non perdere la memoria della storia individuale”.

Pascal Joseph, direttore di IMCA – una delle maggiori società di consulenza europee in materia di programmazione Tv – propone anch’egli una riflessione sull’importanza della dimensione locale  e denuncia la mancanza di attori in grado di soddisfare tutti i gusti della variegata audience europea e invita le Tv a dotarsi di strumenti adeguati per rispondere all’avanzata della Tv online e dei grandi colossi (google, apple), che presto saranno in grado di portare i contenuti, soprattutto prodotti in USA, direttamente nelle case, senza nemmeno passare per le piattaforme lineari delle televisioni.
Il coinvolgimento emotivo del pubblico e la sua fidelizzazione diventano la chiave per il successo dei prodotti, elementi ben sintetizzati nella produzione dei “Borgia”, la serie Tv di Canal Plus   rappresentata in conferenza da  Oliver Zegna Reta, che ha ricondotto il successo della Fiction al fatto che le “avventure romane” narrate fossero parte di un immaginario comune condiviso da tutto il pubblico europeo. È dunque importante investire in fiction che portino con sé valori culturali, storici o del patrimonio europeo, senza disdegnare argomenti contemporanei. Altra storia di successo è  “Guerra e Pace”, presentata durante l’Atelier da  Ettore Bernabei (Lux Vide):  “Conosciamo tutti il libro di Tolstoj. Gli americani hanno rifiutato “Guerra e Pace” perché troppo fedele al testo. Ma noi volevamo fare una fiction ben scritta. Il pubblico si interessa alla Storia se è ben fatta. Allo stesso modo fa con l’attualità, purché gli corrisponda la qualità: i temi banali fanno il 14-15% di share, i prodotti interessanti per storia e contenuti, il 27-30%. La Tv è sempre pedagogica, in ogni insegnamento”.

Maria Pia Rossignaud invita a riflettere sul concetto di televisione perché sta cambiando: “Lo schermo passa da univoco a ubiquo e lo spettatore prende il controllo della situazione perché può fruire dei programmi dove, quando e come vuole, rendendo la televisione sociale ed iperpersonalizzata”. Secondo Milly Buonanno, direttrice dell’Osservatorio sulla Fiction italiana, l’offerta si sta pluralizzando: “Il satellite e il digitale terrestre offrono spazi maggiori alle fiction europee, perché riempire tutti i palinsesti con produzioni nazionali è impossibile”. Ed è a questi spazi che si deve puntare, con prodotti che, nelle parole di Serge Siritzky, autore di una ricerca sulla fiction francese, “mirino all’esportazione” sin dalla loro fase embrionale. E’ così che molte serie americane mietono i successi di cui siamo testimoni ed è questa la sfida che le fiction europee possono e devono vincere.

Eleonora Franceschini

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