di MICHELE MEZZA –

Alle 11,46 di lunedì 11 febbraio 2013, tutte le notizie sono invecchiate all’improvviso dopo il fulmine a ciel sereno, come  ha  detto Cardinal Sodano. Le poche parole con cui una commossa Giovanna Chirri, inviata dell’Ansa in vaticano,  annunciava al mondo la decisione del Pontefice, archiviavano tutte le altre informazioni, che rimanevano inutilmente a ballare nella rete. Non solo per il contenuto dell’annuncio: il Papa lascia il suo mandato e si ritira in convento. Si discuterà ancora allungo sulle ragioni di questa volontà. Ma , direi sopratutto, per la dinamica comunicativa. Uno shock non inferiore a quello subito dai cardinali che si aggiravano in San Pietro.

Paradossalmente, proprio la breaking news di Benedetto XVI ha sancito la svolta, forse definitiva.
Le notizie le danno i protagonisti, e non più i mediatori; le commentano tutti, competenti o curiosi, in rete. I media le spalmano, ma non le governano. E i giornalisti cliccano, disperatamente sui social network per sapere, per integrare, per esserci. Ma non informano, ne spiegano.
Scavalcando la Curia, e disintermediando tutti gli apparati di supporto, il Papa si è connesso al mondo, ed ha dato lui stesso la notizia. Un fulmine a ciel sereno. Tale voleva essere: nessuno doveva mediarlo. Subito dopo una conferenza stampa: il Vaticano ammette di non sapere e si trincera dietro le parole del Papa: lascio perché non più adeguato al nuovo impegno del mistero petrino. Tutti inseguono la chiave del mistero. I grandi giornali diventano veri canali web: filmati, ricordi, fotografie, interviste. Ogni opinion leader si mette in proprio sui social network. Facebook vacilla, per almeno tre ore diventa instabile. Twitter regge, ma è un vero fuoco d’artificio. Come seguire il tutto? Vince chi dispone di potenza di ricerca: rss, engine reserch, meta motori.

Questa è la nuova cassetta degli attrezzi per stare sulla giostra. Le televisioni arrancano, si sentono accerchiate: tutti fanno filmati e interviste. Si rifugiano nell’unico format che regge nella crisi dell’abbondanza: la rassegna. Le Monde dice, Il Guardian commenta, il New York Times aggiunge. Al centro il buco nero del contenuto. Non è cosa semplice. Per entrare nella materia bisogna disporre di saperi e competenze. Non bastano le solite kermesse di opinioni curiose. Nemmeno i politici, pur in campagna elettorale, si azzardano. I vaticanisti diventano le star. Ma l’oggetto qual è?  L’inadeguatezza di un Papa. Rispetto a cosa? Al mondo che cambia. Come cambia? E qui si gioca la nuova partita. Finalmente si comprende il senso del nuovo slogan del Guardian: l’informazione è gratuita è la conoscenza che si paga.

Michele Mezza

media2000@tin.it

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