Negli ultimi cinque anni le risorse di petrolio africane sono cresciute del 30 percento e quelle di gas di oltre il 100 percento. Eni è il principale produttore di idrocarburi nel continente e continua a crescere più di chiunque altro
L’Africa, per tanti anni terra di sottosviluppo, mostra, pur tra le difficoltà, segnali molto positivi. I numeri parlano chiaro. Negli ultimi anni l’Africa è la zona del mondo che è cresciuta di più dopo la Cina, avendo beneficiato della domanda insaziabile di materie prime.
L’Africa è ricchissima di materie prime, in particolare di petrolio e gas. Parliamo di 200 miliardi di barili di riserve stimate, con continue nuove scoperte. Continua a crescere il numero di Paesi africani che entrano nel novero dei produttori di idrocarburi. Negli ultimi cinque anni le risorse di petrolio africane sono cresciute del 30 percento e quelle di gas di oltre il 100 percento. Ebbene, forse non tutti sanno che Eni è di gran lunga il principale produttore di idrocarburi in Africa.
Eni opera in Africa da tanti anni e continua a crescere.
Di recente, tra il 2011 e il 2012, in Mozambico abbiamo fatto la più importante scoperta della nostra storia, un giacimento di gas che da solo potrebbe soddisfare i consumi europei per un periodo di cinque anni.
Il nostro primato in Africa è il risultato dello sviluppo di tecnologie di eccellenza disegnate per operare in contesti difficili; di un’organizzazione capace e motivata che ha la passione per lavorare in Africa; e, infine, di una solidità patrimoniale che ci consente di finanziare i colossali investimenti che l’industria del petrolio richiede.
E poi, noi abbiamo un asso nella manica che ci viene da lontano, dalla nostra tradizione “matteiana”, che si traduce, in una parola, nella nostra tradizionale vicinanza ai paesi in cui operiamo.
Il punto fondamentale da cui partiamo è che il petrolio è “loro”, dei Paesi produttori. Noi come compagnia internazionale abbiamo il diritto contrattuale di estrarlo e di avere un ritorno adeguato sui nostri investimenti. Ma non dimentichiamo mai che i Paesi produttori sono i proprietari del petrolio e hanno il diritto di ricavarne il massimo beneficio.
Evitare atteggiamenti imperialistici.
Grazie a questa consapevolezza, noi di Eni riusciamo meglio degli altri ad evitare presenze invasive, atteggiamenti imperialistici o spesso predatori, che, tra l’altro, mettono a grave rischio gli investimenti che vengono fatti in questi Paesi. Con questo atteggiamento mentale, eredità di Enrico Mattei, noi continuiamo a crescere in Africa più di chiunque altro.
Siamo in Nord Africa da moltissimi anni, in Egitto, in Libia, in Tunisia e in Algeria. Ma siamo anche nell’Africa occidentale e in quella australe: in Liberia, in Ghana, in Togo, in Nigeria, in Gabon, in Congo, nella RDC, Angola, Sudafrica, in Kenya e abbiamo fatto, come detto, scoperte di portata storica in Mozambico.
In Africa abbiamo più di 25.000 persone che hanno sviluppato un forte senso di appartenenza ad eni, un valore che è stato l’ingrediente essenziale del nostro successo. E poi alla radice del nostro successo c’è il ruolo centrale della cooperazione allo sviluppo, elemento chiave nella nostra strategia d’impresa. Quella cooperazione allo sviluppo che è indispensabile per far beneficiare della nostra presenza le popolazioni delle zone in cui operiamo.
Non c’è sviluppo senza energia elettrica.
I settori in cui ci impegniamo per promuovere lo sviluppo dei paesi africani in cui operiamo sono molteplici, dall’agricoltura alla pesca, dalla sanità alla costruzione di infrastrutture, alle scuole, fino alla formazione. Ma l’intervento sul quale mi vorrei soffermare è quello nel settore dell’elettricità. Partiamo da un concetto semplice: non ci può essere sviluppo se non si dispone di energia elettrica. Con l’acqua si sopravvive, con l’energia c’è lo sviluppo. Un’equazione fondamentale che vale in tutto il mondo.
Nell’Africa sub-sahariana ricca di petrolio e di gas, due terzi dei 600 milioni di abitanti che la popolano non hanno accesso all’energia elettrica.
Da qualche anno stiamo affrontando di petto questa situazione. Per produrre elettricità costruiamo centrali a gas a ciclo combinato, efficienti e pulite, che spesso utilizzano il gas associato alla produzione petrolifera che altrimenti verrebbe bruciato in atmosfera. Quindi da un lato produciamo elettricità, dall’altro evitiamo di bruciare gas in atmosfera, con evidenti vantaggi per l’ambiente. Abbiamo cominciato in Nigeria, dove produciamo già il 20 percento dell’energia elettrica di quel grande paese. Abbiamo poi affrontato il tema allo stesso modo in Congo Brazzaville, dove con una serie di investimenti produciamo il 60 percento dell’elettricità del Paese. Stiamo progettando una grande centrale a gas in Angola e nei prossimi mesi faremo un investimento analogo in Ghana, dove abbiamo già firmato un accordo con il governo di Accra per sfruttare le grandi scoperte di petrolio e gas offshore.
Stiamo lanciando progetti analoghi in Mozambico ed in Togo. Eni, passo dopo passo, sta diventando uno dei più grandi produttori di elettricità del Continente africano. La nostra, non è stata una decisione semplice: molte compagnie petrolifere non vogliono che i loro investimenti in dollari siano soggetti a tariffe elettriche in valuta locale decise dai governi locali. Noi abbiamo investito miliardi di dollari nel produrre energia elettrica in Africa e siamo contenti di quello che abbiamo fatto perché abbiamo fatto uno straordinario investimento in termini di reputazione e immagine che è alla base del nostro crescente successo nel continente africano.
Paolo Scaroni
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