di CESARE PROTETTÌ –
Venti mesi dopo il naufragio avvenuto davanti all’isola del Giglio, il gigantesco e avveniristico cantiere allestito dalle imprese Titan e Nuova Micoperi ha riportato in verticale il relitto della Concordia.
Il parbuckling, la difficile operazione di rotazione in posizione verticale della nave è stata un successo. Un’impresa mai tentata prima. Un momento di riscatto dell’immagine del Paese.
“Siamo i campioni dell’autolesionismo, ma è giusto rimarcare con orgoglio ciò che di positivo è stato fatto”, ha detto il presidente del Consiglio, Enrico Letta. Un orgoglio “vero”, ha insistito il premier, perché “abbiamo dimostrato a tutto il mondo che ci ha guardato in queste ore cosa è in grado di fare la tecnologia italiana. Un grande orgoglio nazionale”.
Concetti espressi anche – poche ore prima – dal mitico comandante Gregorio De Falco: “Questa dimostrazione di capacità tecnica e organizzativa – ha detto De Falco – riscatta l’immagine di un’Italia approssimativa e cialtrona e mi inorgoglisce profondamente”.
La Nuova Micoperi, che è stata al centro dell’attività di recupero è, nata nel 1946 e nei suoi anni d’oro si è occupata della rimozione di navi affondate durante la seconda guerra mondiale, della bonifica del Canale di Suez, della costruzione di numerose piattaforme petrolifere e della posa di cavi sui fondali oceanici. Silvio Bartolotti, general manager di Nuova Micoperi Srl, ne prese le redini quando la società era sull’orlo del fallimento e salvarla non fu facile. Oggi la Nuova Micoperi è una società del tutto risanata e conta più di 600 dipendenti: si può dire che Bartolotti abbia senz’altro vinto la sua sfida.
Silvio Bartolotti – come ha detto in una intervista a Patrizio Iocchi per La Voce della Bellezza – ha deciso di buttarsi in una delle imprese più titaniche della storia recente, qualcosa di mai tentato prima: il recupero della Costa Concordia, naufragata la notte del 13 gennaio dello scorso anno appena fuori dal porto dell’Isola del Giglio. Sebbene un’operazione di tale portata non rientrasse nei piani della società ravennate, Bartolotti ha voluto quantomeno provarci: «Ne ho fatto una questione di valore morale, direi di senso di dignità nazionale». Non poteva infatti mancare un’azienda italiana nel novero delle multinazionali che si sono candidate per sollevare e rimuovere il relitto, un gigante da 290 metri di lunghezza per 115 mila tonnellate”.
Cesare Protettì
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