Agli italiani, comprare online proprio non piace: la crisi c’entra poco, eravamo gli ultimi in Europa prima (della crisi) e lo restiamo adesso, che molti altri ne sono già fuori e noi ci arranchiamo ancora dentro. O meglio, erano e lo restano, perché io mi chiamo fuori dalla classifica: non compro online e neppure in modo tradizionale, perché delego lo shopping in ogni sua forma e su qualsiasi territorio.
I dati, periodici e ormai rituali, vengono da Eurostat: ne riprendo dall’ANSA gli elementi di sintesi che mi colpiscono di più. Nel 2012 solo il 29% degli internauti italiani ha usato la rete per comprare beni e/o servizi. Percentuali inferiori sono state registrate solo in Bulgaria (17%) e Romania (11%).
Rispetto al 2008, l’unico settore dove gli internauti italiani hanno incrementato in modo percentualmente significativo il ricorso agli acquisti online è stato quello dei viaggi, passando dal 9 al 14%. Per gli altri settori merceologici vagliati, gli aumenti degli acquisti online registrati da parte degli internauti italiani tra il 2008 e il 2012 è decisamente marginale. La quota di chi ha comprato abbigliamento e altri articoli sportivi è passata dal 6 all’8%, quella di chi ha acquistato libri o altro materiale culturale dal 7 all’8%. I prodotti alimentari, da noi, non li acquista online quasi nessuno: s’è saliti dall’uno al 2%.
A guidare la classifica 2012 degli acquisti online europei sono i britannici (ne hanno fatti l’82% degli internauti) seguiti da danesi e svedesi (entrambi al 79%) e tedeschi (al 77%). La media europea si attesta a quota 59%, più del doppio del dato italiano. La Gran Bretagna ha il primato Ue per gli acquisiti online di articoli sportivi (il 51%, contro il 30% del 2008), la Svezia è prima per viaggi e vacanze (il 60%, contro il 31% del 2008).
Gli internauti lussemburghesi primeggiano invece nell’acquisto online di libri e ‘cultura’ (47%, contro il 35% del 2008). E sono di nuovo i britannici in testa sul fronte degli alimentari (21%, contro il 14% del 2008).

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.