Per ricordare Denis Diderot, la Fondazione Dioguardi gli dedica nel 2013 (anno diderottiano) uno del suoi “QUADERNI” redatto con la collaborazione dell’Alliance Française. Il “QUADERNO OMAGGIO A DIDEROT” sarà presentato dall’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei il 31 ottobre 2013 nella sede accademica di via della Lungara,10, Roma, ore 17.00.
Si celebrano in questo 2013 i trecento anni dalla nascita di Denis Diderot, avvenuta a Langres, nel distretto di Champagne, il 5 ottobre 1713 nell’ambito di una famiglia di artigiani benestanti. «Anno diderottiano», dunque, per ricordare il filosofo interprete della grande cultura. Morì a Parigi il 31 luglio 1784, poco prima di compiere 71 anni.
Ancora oggi si rimane sorpresi dalla sua modernità! Scrittore prolifico in ogni campo del sapere, realizzò fra l’altro la grande Encyclopèdie, monumento editoriale ancora attualissimo nella costruzione del quale dimostrò capacità non comuni di organizzazione imprenditoriale. Interpretò con esemplare professionalità il concetto di cultura come elemento essenziale dello Stato, quindi anche di buona politica – visione questa da rivisitare nel nostro mondo confuso da crisi non soltanto economiche, ma soprattutto sociali e morali.
Una testimonianza dell’attualità di questo grandissimo protagonista dell’Illuminismo la troviamo nella imponente Bibliographie des oeuvres de Denis Diderot 1739-1900 – due grandi volumi pubblicati in Francia nel 2000 per salutare gli inizi di nuovo millennio. L’edizione è a cura del «Centre International d’Etude du XVIIIe Siècle Fernay-Voltaire», ed è distribuita nel circuito dei bibliofili e degli amatori di edizioni pregiate. L’autore, David J. Adams dell’Università di Manchester, conferma il fascino suscitato da Diderot nel mondo anglosassone, ma l’interesse per il filosofo francese è stato ed è ben vivo anche in Italia grazie alle numerose traduzioni delle sue opere.
Affiora dalla lettura dei volumi di Adams la considerazione che i testi scritti da Diderot sono stati in grande parte pubblicati postumi, creandogli nuova fama proprio nell’ambito di quella posterità da lui molto corteggiata e amata. Commenta difatti Adams: “Gli scritti di cui disponeva il pubblico lui vivente, davano del suo genio un’idea soltanto parziale, né sempre rappresentavano la parte più sapiente, la più durevole della sua produzione. Un buon numero delle sue opere più originali, più intime, sono rimaste a lungo rinchiuse nei suoi cassetti in forma di manoscritti e hanno visto la luce solo molto tempo dopo la sua morte”.
Una spiegazione di ciò è lo stesso Diderot a fornircela nelle sue Lettere sulla posterità, che fra il dicembre 1765 e l’aprile 1767 scambiò con Etienne Falconet, scultore e critico d’arte. In esse si intrattiene sulla posterità e sul futuro, scrivendo fra l’altro: “La certezza che i secoli futuri parleranno anche di me, che mi annovereranno fra gli uomini illustri della mia nazione e che io onorerò il mio secolo agli occhi della posterità, mi sarebbe, lo confesso, infinitamente più gradita di ogni considerazione presente, di tutte le lodi presenti”.
Quasi tutte le sue opere pubblicate quando ancora era in vita apparvero anonime sul mercato, cosicché la sua fama si consolidò essenzialmente grazie alla pubblicazione della celebre Encyclopédie. Per realizzarla Diderot era stato inizialmente contattato, nel 1745, dall’editore André-François Le Breton che gli propose di effettuare la traduzione dall’inglese della Cyclopedia di Ephraim Chambers (1680-1740). Il libraio francese aveva ottenuto proprio in quell’anno il privilegio per l’autorizzazione alla traduzione, lavoro che certamente si presentava di non facile realizzazione.
Questo progetto era destinato a essere sostanzialmente modificato: infatti Le Breton, associandosi ai librai Briasson, David e Durand, nel 1747 affiancò a Diderot il matematico d’Alembert nella direzione editoriale di un dizionario ispirato a Chambers, però di concezione assolutamente innovativa – dizionario che darà vita alla grande Encyclopédie.
Per introdurre la grandiosa opera sul mercato Denis Diderot, nel novembre del 1750, scrisse il famoso Prospectus, cioè il piano generale dell’opera, che incontrò un enorme successo e che ha certamente concorso ad affermare e quindi a consolidare la sua fama nell’ambito di quella posterità che oggi è chiamata, a distanza di trecento anni dalla sua nascita, a onorarlo con l’importanza che merita in quanto lume della cultura europea e mondiale.