I due grandi appuntamenti dedicati alla tecnologie il Ces di Las Vegas e Il GSM FORUM di Barcellona hanno evidenziato che l’Europa è pressoché assente dal comparto high-tech. In ogni caso non più fra i produttori di hardware dalla vendita di Nokia a Microsoft (2013).
L’ossessione europea per la concorrenza nel mercato locale ha messo in fuga le multinazionali che producono fuori ma vendono nel vecchio continente, nella “Lettera dei Segnali deboli” Philippe Cahen che suggerisce di riflettere anche e soprattutto sui dati che emrgono dallo studio “2050 Europa nel mondo”. Nello scenario “senza scosse” (Nobody cares), l’Europa cresce debolmete in un mondo molto più dinamico. Le proiezioni sulla forza lavoro mostrano che nel 2050 gli Stati Uniti raggiungeranno l’Ue con 200 milioni di persone in età lavorativa, mentre attualmente l’Ue conta 100 milioni di lavoratori in più. In Cina, si dovrebbe passare dagli 800 milioni di lavoratori nel 2010, ai 650 milioni nel 2050 e in India la forza lavoro crescerà da 500 a quasi 800 milioni. Nella seconda opzione dedicta a il “crollo” (Ee under threats), il vecchio continente è frammentato e insediato da diverse minacce. L’Europa è divisa e subisce un forte invecchiamento della popolazione. La parola chiave è “protezionismo”. In questo scenario pessimista, l’Ue rappresenta solo il 15% dell’economia mondiale nel 2050, contro il 29% nel 2010. Nella “rinascita” (Eu renaissance) l’Ue è riuscita a coniugare allargamento e approfondimento. Anche se la sua quota del Pil mondiale arriva appena al 17% nel 2050 (la Cina passa dall’8 al 23% e l’India dal 2 all’11%), l’Ue è quasi diventata una federazione di 30 Stati membri, l’euro è una delle tre monete di riferimento e l’Ue è la terza potenza dopo Cina e Stati Uniti.