Il suo libro è giunto alla sesta edizione e lui, con umiltà, ha affermato: “Il manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione (casa editrice Cedam) non vuole imporre soluzioni, ma vuole stimolare altre domande sul rapporto tra diritto e tecnologia”. Ruben Razzante, appena ha preso la parola, ha affrontato subito il tema del diritto d’autore: “È giusto difendere la produzione dei contenuti perché esistono dei soggetti, chiamati “Over the top”, che guadagnano dall’utilizzo dei contenuti prodotti da altri”. Il professore ha aggiunto: “Spero che il regolamento sul diritto d’autore dell’AGCOM possa rappresentare un punto di partenza per regolamentare la filiera della trasmissione dei contenuti su Internet”.
La seconda questione discussa è stato il diritto all’oblio. “Io sono molto contento della decisione che è stata presa il 13 maggio scorso dalla Corte di giustizia dell’Unione europea”. La sentenza ha riconosciuto il diritto dei cittadini ad essere dimenticati su Internet e quindi “i motori di ricerca, di fronte a informazioni che siano ormai superate, eccedenti il puro dato di cronaca, che non siano più essenziali alla completezza della notizia, possono essere chiamati a de-indicizzare le informazioni, quindi a cancellare le notizie dalle pagine visualizzate con i motori di ricerca”.
Inoltre Razzante ha spiegato perché questo diritto non è a senso unico. “Il soggetto titolare dei dati, che chiede la rimozione dei link, deve dimostrare in primo luogo che la permanenza dei contenuti in Rete produca un danno alla sua persona e dall’altro che l’eventuale rimozione non crei una violazione del diritto dei cittadini ad essere informati”. “È sempre”, ha detto l’autore del volume, “una logica di bilanciamento tra diritto dell’informazione e protezione della privacy”.
“Però – ha continuato – resto perplesso sulle interpretazioni superficiali della sentenza. Nessuno vuole il colpo di spugna, nessuno vuole la cancellazione indiscriminata di tutti i dati e nessuno vuole accordare ai singoli un diritto che sarebbe spropositato ed offensivo nei confronti della ricostruzione storica dei fatti. La sentenza non dice questo”.
L’argomento è molto tecnico per questo motivo ha poi assunto i panni del docente e ha chiarito che cos’è il diritto all’oblio. “Le informazioni devono essere contestualizzate ed aggiornate negli archivi web dei giornali, quindi la notizia visualizzata online deve essere completa ed aggiornata fino alla sua ultima evoluzione. E questo è un obbligo per le testate giornalistiche italiane sancito anche dalla Corte di Cassazione nell’aprile 2012”.
Dopo è stata la volta degli esempi. “L’Ordine dei giornalisti con la “Carta di Milano” ha introdotto il diritto all’oblio in un documento deontologico: chi si occupa di cronaca carceraria deve accettare che un detenuto, dopo aver scontato per intero la pena, ha diritto di essere dimenticato per quella condanna. Però non se lo stesso soggetto si candida alle elezioni politiche perché gli elettori hanno sempre il diritto di conoscere il passato del candidato”.
Luigi Garofalo