L’immagine qui accanto mostra il livello di esposizione alle onde elettromagnetiche durante due telefonate. Quando la chiamata è stata effettuata con l’auricolare o attraverso il vivavoce la persona ha assorbito il 15% delle radiazioni. Nel secondo caso, con il cellulare attaccato all’orecchio, il soggetto è stato esposto al 100% al campo elettromagnetico a radiofrequenza.
D’ora in avanti, però, tutti possono monitorarsi durante una telefonata. Il tutto grazie all’applicazione SarPaper, disponibile, al momento, per i sistemi operativi Android.
L’app quantifica le emissioni elettromagnetiche dei cellulari in funzione al tipo di rete utilizzata (2G o 3G) e delle condizioni di ricezione del segnale. È stata realizzata dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente del Piemonte in seguito allo studio, finanziato dal Comitato Regionale per le Comunicazioni, sull’esposizione ai campi elettromagnetici emessi da telefoni cellulari.
Ecco i principali risultati dell’indagine.
I bambini sotto i dieci anni sono i più a rischio. La loro conformazione fisica e biologica è tale che possono assorbire, rispetto agli adulti, fino al 150% in più delle radiazioni dal cellulare durante una telefonata, specie con il cervello.
Dal rapporto sono emersi anche validi consigli: basta allontanare il telefonino di 30 centimetri dalla testa per abbattere del 90 per cento l’esposizione. In Italia, però, solo il 5 per cento degli utenti usa l’auricolare, poco di più il vivavoce.
Un altro dato importante riguarda la ricezione: se il dispositivo “prende male” il livello di esposizione cresce. Con una sola “tacca” si schizza da un’intensità di pochi decimi di milliwatt a 200 milliwatt. Infine, gli sviluppi della tecnologia fanno bene alla salute: dalla ricerca è stato osservato che con il 3G la potenza, e quindi le emissioni, è più bassa dalle 10 alle 100 volte rispetto al 2G.
Luigi Garofalo