Nessun rappresentante del motore di ricerca più famoso del mondo era presente alla conferenza “Informazione, istruzioni per l’uso”, ma la parola “Google” è stata la più utilizzata tra i relatori che hanno discusso le opportunità e i rischi per il giornalismo italiano al tempo di internet, in occasione della pubblicazione del nuovo libro di Ruben Razzante. Il convegno, organizzato lo scorso 3 novembre a Milano, è stato utile per commentare la legge spagnola che consente agli editori di chiedere al colosso di Mountain View e agli altri aggregatori di pagare i diritti d’autore sulle notizie che pubblicano.
“Il problema – ha spiegato Maurizio Costa, presidente della Fieg – è che Google vende la pubblicità su contenuti creati da altri. Siamo perciò favorevoli ad approvare anche in Italia una legge simile a quella spagnola per tutelare il diritto d’autore”. La necessità di approvare regole più chiare per la rete è condivisa anche dagli altri relatori, a partire da Augusta Iannini, Vice Presidente dell’Autorità Garante per la Privacy, che parlando del diritto all’oblio ha sottolineato come “non ci si possa sentire tranquilli a chiedere ad un’azienda privata di decidere su temi importanti, come quello della reputazione” .
C’è poi un problema di qualità dell’informazione, che caratterizza il giornalismo italiano in questi anni. “Noi giornalisti non abbiamo fatto bene – ha spiegato Maria Latella – come testimonia un sondaggio che dimostra come gli italiani siano primi per ignoranza delle notizie sul loro Paese”. Un problema che si è aggravato con l’emergere dell’informazione su internet, dove è sempre più difficile stabilire l’autorevolezza della fonte e la qualità della notizia. Secondo Razzante questa sfida può essere vinta soltanto con la meritocrazia.
L’autore del libro “Informazione, istruzioni per l’uso” ha sottolineato come sia importante avere notizie di qualità per vincere la competizione su internet, anche perché i giornalisti non hanno alternative alla rete. L’81% delle piccole-medie aziende italiane che sono fallite non avevano un sito internet e ormai la dimensione digitale non può essere ignorata nemmeno dagli editori. Come sottolinea Maurizio Costa “la definizione delle regole non è una battaglia di retroguardia, ma è l’unico modo per obbligare al rispetto del diritto d’autore”, anche perché soltanto attraverso il riconoscimento di questa prerogativa è possibile garantire la sostenibilità economica del giornalismo di qualità.
Matteo Colombo