Statistiche che passione!, e che tormento!, scoprire di non essere sempre primi; anzi, di essere primi quando ci piacerebbe essere ultimi e ultimi quando vorremmo tanto essere primi. Giudicate voi: la settimana scorsa, nella classifica dei corrotti, c’eravamo confermati primi nell’Unione; questa volta, ci riscopriamo quasi ultimi, nella familiarità con internet. Un italiano su tre, il 32%, non l’ha mai usato, contro il 18% della media europea. Peggio di noi fanno Romania (39%), Bulgaria (37%) e Grecia (33%), ma non è una grande consolazione.
Chi lo dice? Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, che ha un dato per tutto. Secondo uno studio da poco pubblicato, due europei di età compresa tra i 16 e i 75 anni su tre (il 65%) usano ormai internet quotidianamente: la percentuale s’è più che raddoppiata rispetto al 2006 (31%), così come s’è più che dimezzato l’esercito, divenuta falange, di chi non l’ha mai usato(erano il 43% nel 2006).
L’Italia resta però indietro: è sotto la media Ue anche per il numero di utenti quotidiani (58%). E pure il tasso di miglioramento italiano rispetto al 2006 è inferiore alla media europea: dal 29% al 58%, il doppio esatto, quelli che lo usano quotidianamente, dal 59% al 32% quelli che non l’hanno mai usato. In barba a tanti bei discorsi, molto sentiti negli ultimi mesi, sulla banda larga e l’ammodernamento digitale. Anche se il ritardo non è solo infrastrutturale e tecnologico, ma è pure culturale e comportamentale, come dimostrano altre classifiche che vi abbiamo man mano riferito, ad esempio sull’e-commerce: internet lo usiamo meno degli altri in Europa e pure peggio.
In testa alla classifica europea della virtuosità online, Danimarca (solo il 3% non ha mai usato internet), il Lussemburgo (4%), l’Olanda (5%) e Finlandia, Svezia e Gran Bretagna (6%). Qui, nessuna sorpresa: ci avremmo azzeccato anche senza il conforto di Eurostat.
L’Italia va un po’ meglio sui servizi di cloud: in Europa, il 21% della popolazione salva così foto, video, documenti, musica e quant’altro; e la percentuale sale al 35% tra i giovani (16-24 anni). L’Italia, con il 17%, si colloca in una posizione mediana tra gli entusiasti del cloud, che sono i ‘soliti noti’ (Danimarca, Gran Bretagna, Lussemburgo, Svezia, Olanda, Finlandia, tutti oltre il 33%), e Lettonia, Polonia e Romania, coll’8%.
La maggior parte degli europei coinvolti usa servizi di cloud gratuiti disponibili in rete, solo l’11% ricorre a servizi a pagamento. E, stando a un’altra statistica, distinta dall’ultimo rapporto Eurostat, le imprese italiane sono particolarmente attratte dal cloud, seconde solo alle finlandesi in percentuale.
La Commissione europea punta molto sul cloud, che è stato inserito nel pacchetto legislativo “Connected Continent” adottato nel settembre 2013. Dal 2012, c’è una strategia europea specifica e una European Cloud Partnership, per facilitare il confronto tra diverse realtà pubbliche e private che vi operano.
Primi in corruzione, ultimi sul web… Però, Babbo Natale e l’Anno Nuovo, che –si sa- sarà migliore, anzi il migliore, ci sapranno forse portare statistiche migliori… Buone Feste!|