Antonio Preto, Commissario Agcom è fra i quattro uomini invitati alla riunione GTWN di Roma. Pubblichiamo il suo discorso integrale:
“Preparando l’incontro di oggi pensavo: ma che titolo ho io per parlare di questi argomenti. Forse nessuno come diceva Josè Mourinho, il più grande allenatore della storia dell’Inter (la squadra per cui tifo). Ora abbiamo Mancini ma Mourinho era di un’altra categoria!
Racconto le solite cose che si rivedono parlando di gender balance e del ruolo della donna nell’economia e nell’impresa?
Stavo per telefonare a Maria Pia Rossignaud per darle la ferale notizia: senti non vengo. Poi mi sono imbattuto in un interessantissimo studio della Commissione europea del 2013 dal titolo: WOMEN ACTIVE IN ICT SECTOR e ho cambiato idea.
Dallo studio, infatti, emerge un dato straordinario, sinora poco considerato: Le aziende del digitale con più donne ai posti di comando sono più redditizie del 35% e assicurano ai propri azionisti il 34% in più degli utili rispetto ad imprese omologhe.
Un dato sconvolgente, il manifesto della superiorità femminile. Altro che parità di genere! Questa è superiorità di genere, e non ideologica raccontata dai fatti come piace agli uomini d’impresa.
Le donne al comando sono dunque un fattore di eccezionale competitività per le imprese del digitale. Le fanno essere vincenti sui mercati. Avere donne ai vertici non è solo un fatto di giustizia sociale, di gender balance e altri luoghi un po’ comuni da riserva indiana come le quote per superarle. Basta con la riserva indiana! Le donne sono fattore di successo. Più ce n’è meglio è.
Nel settore digitale avere donne al comando dunque conviene eccome. Ma quali sono gli apporti concreti, il valore aggiunto delle donne?
Molti studi ci dicono che:
Primo: le donne ai vertici arricchiscono i processi decisionali perché portano punti di vista diversi, modi alternativi per elaborare soluzioni aziendali.
Secondo: le donne sono prudenti e conservatrici nelle decisioni gestionali e finanziarie.
Terzo: raccolgono meno denaro sui mercati (fund raising) ma poi lo gestiscono in maniera più efficiente.
Sapete che:
Una presenza femminile nel digitale che fosse pari a quella maschile, determinerebbe un incremento del PIL di circa 9 miliardi di euro l’anno in Europa!
A Marco Patuano & company dico: svegliatevi, ci vogliono più donne al comando.
Perché vedete, nonostante questi dati sul successo economico generato dalle donne nelle aziende il problema del gender unbalance anche nel settore digitale esiste eccome:
In Europa:
Le donne rappresentano il 52% della popolazione; Ma solo il 30% degli start upper è donna; Appena 29 laureate su 1000 conseguono un diploma universitario di primo livello nell’ICT (contro 95 uomini su 1 000) e solo 4 su 1 000 lavorano effettivamente nel digitale; Rispetto agli uomini, le donne tendono ad abbandonare il settore a metà carriera e sono sottorappresentate nelle posizioni manageriali e di responsabilità (anche più che in altri settori); Solo il 19,2% degli addetti del settore delle ICT ha un capo donna, contro il 45,2% in altri settori.
E pure nella classifica Eurotech 50 stilata dal Financial Times lo scorso giugno tra i primi 50 imprenditori attivi nel settore Hi-Tech figurano solo 6 donne!
Da noi, a parte le presenti, solo Lidia Ravera ha e avrà un ruolo di vertice in uno dei big players del settore digitale. Le ragioni?
Ivana Pais (docente di Sociologia economica nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica) afferma in un suo studio che: “Sotto il profilo del genere, si registrano ancora due tipi di discriminazione:
– una orizzontale, ossia le donne sono impiegate quasi esclusivamente sui contenuti, settore di secondo piano, e meno sulla tecnologia, di quasi assoluto appannaggio degli uomini;
– una verticale, ossia forte presenza femminile solo alla base delle aziende, il che significa che le donne non fanno carriera.
In realtà, la famiglia rappresenta una chiave d’entrata fondamentale: se i genitori insieme potranno spartirsi le incombenze familiari in equità, ci saranno maggiori opportunità per le donne.
Domanda legittima. Tu parli tanto mai voi in Agcom che fate? La risposta sarebbe valsa da sola la mia venuta qui. Uno spottone, alla faccia di Mourinho e dei miei zero tituli.
In Agcom, con l’ultima riorganizzazione di febbraio 2015, ben 6 donne rivestono ruoli di top management: una è Vice segretario generale, e poi sono donne il capo del Servizio Giuridico, il Direttore del personale, il Direttore del servizio bilancio e contabilità, il Direttore della Direzione contenuti audiovisivi; il capo della Direzione sviluppo dei servizi digitali e della Rete.
Donne che stanno ai vertici di settori importanti anche tecnologici, di Policy e di staff. Di management e di alta consulenza. Tutti settori chiave, in cui ci stanno donne che oltre ad essere manager sono mogli, compagne o madri.
Allora, che dobbiamo fare per far comprendere che più donne ci sono più il successo delle imprese è garantito?
È necessaria un’inversione di tendenza (suggerisce lo studio della Commissione). Occorre creare le condizioni perché le donne abbiano pari opportunità. Ma:
– Le quote rosa non rappresentano la soluzione di medio termine;
– Forse sono necessarie solo per rimuovere (lasciatemi passare il parallelismo) “i fallimenti di mercato”. Un po’ come avviene oggi con gli interventi di sostegno pubblico per lo sviluppo della banda larga nelle aree disagiate.
Sul cosa fare lo studio della Commissione europea indica quattro interessanti linee di intervento, azioni positive:
Prima linea d’intervento: rendere il settore digitale più attraente agli occhi delle donne e dell’intera società, evidenziandone gli aspetti più appassionanti (stimolante, poco monotono, utile ecc.);
Seconda linea d’intervento: dare più spazio alle donne, ad esempio promuovendo, in collaborazione con le imprese, programmi educativi in grado di incentivare percorsi professionali chiari e lineari nel settore dell’ICT;
Terza linea d’intervento: favorire l’imprenditoria femminile nel comparto digitale, agevolando l’accesso al capitale di avviamento e di rischio;
Quarta linea d’intervento: migliorare le condizioni di lavoro nel settore, mettendo in risalto le migliori prestazioni ottenute dalle imprese che assumono le donne.
Quello che stiamo facendo oggi.
E poi le donne dovrebbero collaborare di più tra loro. Promuoversi tra loro. Impossibile? No. Un caso concreto esiste in Eutelsat. Me lo ha raccontato Claudia Vaccarone (Direttrice studi di mercato e Customer experience di Eutelsat).
Claudia Vaccarone ha fondato assieme ad alcune colleghe un network femminile (EutEllesSat) per stimolare una presa di coscienza tra le professioniste donne e creare contatti e opportunità di mentoring (ma anche business) con altre donne dell’ecosistema industriale (aerospaziale, Telecom, Media e Broadcasting). L’obbiettivo è di lavorare insieme, uomini e donne, per far evolvere le mentalità e sostenere la progressione di carriera anche delle donne, raggiungendo una vera parità di opportunità, retribuzione ed evoluzione.
Mi pare una esperienza interessante e utile soprattutto. Una best practice da ripetere. Perché, se mi permettete, se vogliamo avere successo ci vogliono più donne al comando! Ma anche le donne debbono fare più squadra se vogliono il comando!!!