Media Duemila si ascolta, parte la sperimentazione con LECTIOS, il software che permette di ascoltare i testi pubblicati sul sito. Maggio è stato un mese ricco di novità anche per la serie di appuntamenti dedicati al ventesimo compleanno della nostra associazione TuttiMedia. Cultural Intelligence, il titolo che ho creato per ricordare il lavoro svolto dall’Osservatorio sembra quanto mai pertinente per quanto succede intorno a noi . Nel numero di Media Duemila in distribuzione ne riportiamo dettagliatamente, anticipo l’articolo anche per permettere ai nostri utenti di ascoltarlo.
Mario Calabresi, direttore de La Repubblica ci ha immersi nel presente del quotidiano che cambia. I quotidiani erano al primo posto negli interessi di Giovanni Giovannini, che nel novembre 1996, crea l’Osservatorio TuttiMedia quest’ambiente, unico, che ho definito di coopetitor: competitori che collaborano. Infine l’accordo Google/FIEG, ci ha dato ragione come sottolinea Siddi.
Il 13 maggio a Firenze con l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale e il Monte dei Paschi di Siena abbiamo parlato di “Robot amico o nemico? Ci hanno seguito in sala 300 allievi dei licei fiorentini ed in remoto studenti da tutta l’Italia curiosi di sapere se i posti di lavoro continuano che continuano a diminuire a causa delle macchine che ci sostituiscono possono essere sostituti da abilità uniche dell’essere umano.
L’intelligenza artificiale mi ha sempre appassionato, anche se non sono un programmatore. La prima volta mi sono divertito a scaricare e parlare con Eliza di Joseph Weizenbaum, psichiatra virtuale che rispondeva a domande molto precise.
E questo era solo l’inizio. Poi Sherry Turkle, in America, ha creato un test per capire se la seduzione praticata da un programma riesce ad attrarre uomini, veri in carne ed ossa!.
Il test ha dimostrato che la seduzione funzionava, il programma era attraente, tanto che, due su tre, uomini hanno invitato la “donna” ad un appuntamento.
Nel 1993 l’artista giapponese Naoko Tosa ha creato il suo Cry Baby, un bimbo che dalla smorfie piano piano apprendeva da se stessa ed iniziava a parlare.
I Tamagotchi sono un altro esempio di programma che impersonano bisogni umani, creati per inviare richieste alla loro “mamma” durante la giornata, così come fanno i bambini.
Nel 1996 – 1998 arriva il programma Creatures: 6 uova che si dischiudono e da cui escono tanti piccoli personaggi da crescere, educare a vivere.
In seguito con Kevin Warwick al progetto dei robot dotati di sensibilità non lontane da quelle che a noi umani conferiscono i nostri cinque sensi. Quest’aspetto riporta all’Affecting computing, ramo specifico dell’intelligenza artificiale che si propone di realizzare calcolatori in grado di riconoscere ed esprimere emozioni.
L’Affeting Computing è relazionale, generalmente fondata sul viso, il riconoscimento delle espressioni è un campo di studi avanzato, le variazioni delle espressioni sono utilizzate per fornire informazioni affidabili. Certo non siamo ancora al livello di Leonardo Da Vinci…
Poi sono stato folgorato dall’incontro con Ishiguro, giapponese esperto di robotica che ha deciso di rifare se stesso. Il Robot, suo fratello gemello, parla con lui ed è identico per l’aspetto fisico. In questo esperimento si rivela il narcisismo umano. Come lo affronterà l’AI?
Ma robotica significa anche macchine senza autista, città governate dagli oggetti che parlano fra loro. Come sarà il mondo fra 10 anni o 20 anni? I nostri appuntamenti hanno permesso di immaginare pillole di futuro.
Al Salone Internazionale del Libro di Torino, per la presentazione del libro “Futuro Digitale”, a cura di Antonio Ruggieri (Direttore Il Bene Comune) abbiamo parlato di televisione con protagonisit quali Carlo Freccero e Franco Siddi.
Bill Gibson 30 anni fa diceva: “Il futuro già c’è, il problema è che non è ugualmente distribuito”. Tutti gli appuntamenti hanno in comnue tre concetti chiave: trasparenza, ipertinenza e cambiamento del lavoro.
La trasparenza è la tendenza fondamentale al cambiamento culturale che stiamo vivendo. L’evoluzione che noi di TuttiMedia definiamo Cultural Intelligence.
Per quanto riguarda l’ipertinenza ricordo le parole di McLuhan: “L’uomo del ventesimo vagherà per strada urlando che ha tutte le risposte e aspetta le domande!”.
Un pensiero attuale perché oggi i Big Data portano un cambiamento di paradigma, perché sono fonte inesauribile di conoscenza. Ogni domanda potenziale ha già una risposta, il presente è una potenzialità di risposte già pronte nella mole di informazione a disposizione.
Per quanto riguarda il cambiamento del lavoro i ragazzi devono tener conto che il lavoro a tempo indeterminato è passato, lo afferma anche Vittorio Colao in una recente intervista al Corriere della Sera. La precarietà è il presente. Di lavoro abbiamo anche parlato ai govani quasi ingegneri di Tor Vergata per il ciclo “A Lezione con le imprese” organizzato da Francesco Vatalaro, ……………
Un appuntamento che permette di avvicinare il mondo delle aziende agli aspiranti impiegati che da due anni offre momneti di apprfondimento e confronto inediti perché questo è un momento di transizione gravissima che si può combattere con gli strumenti professionali del momento: il futuro è magico con le stampanti 3D.
Nel 98 la Kodak deteneva l’85% del mercato, poi ha perso il modello di business ed è arrivata alla bancarotta. Uno scenario possibile per molte industrie nei prossimi 10 anni. L’AI minaccia la metà dei lavori della produzione industriale, in futuro sarà tutto automatizzato. Le possibilità di lavoro dipenderà dagli strumenti a disposizione sempre meno costosi, dal talento, dai modelli di crowdsourcing, crowdfunding, UBER, dottori.it (il medico che esce dal formale e va verso l’informale) e così via. Il futuro digitale non ti chiede né di essere pessimista né ottimista, serve essere realisti. In realtà il dibattito è stato un pretesto anche e soprattutto per parlare di televisione, il cui ampio resoconto è riportato nelle pagine a seguire.
Da Torino siano rientrati a Roma per il nostro primo incontro dedicato alla Cultural Intelligence, uno slogan, una proposta di cambiamento per sconfiggere il gap che separa la cultura dalla tecnologia. Protagonista dell’incontro Mario Calabresi, direttore de La Stampa, sede la FIEG.
Oggi abbiamo una nuova definizione di intelligenza, quella che ho appunto definito “Cultural Intelligence”; un modo di essere e precisamente sapersi “mettere nei panni degli altri”, riconoscere le differenze rispettarle e cercare di capirle. In Italia la situazione è complessa; quando si parla di cultura, infatti, si pensa soprattutto ai beni culturali (letteratura, musica, arte, ecc.), settori che attraggono la maggior parte degli investimenti.
Se dovessimo fare un paragone tra gli investimenti stanziati per sostenere la cultura classica e quelli per sviluppare la diffusione di una cultura digitale il divario probabilmente sarebbe enorme.
La differenza è che la cultura tradizionalmente intesa appartiene al passato mentre la cultura digitale è quella del futuro, quella che imparano oggi i ragazzi. Dobbiamo aiutare l’Italia a chiudere il gap tra questi due tipi di cultura e far capire le opportunità che può dare il digitale; per l’informazione, in particolar modo, è fondamentale cambiare l’impostazione di base.
Il ruolo dei media è fondamentale perché hanno il compito di divulgare e far comprendere quanto succede. Abbiamo a disposizione strumenti di produzione i più professionali della storia, ma anche i più semplici da utilizzare, penso agli smartphone che sono sempre più evoluti. L’immaginazione oggi serve. Le scuole devono insegnare la cultura del divenire.
Abbiamo bisogno di “Gesuiti 2.0” perché così come i gesuiti furono i primi a diffondere la cultura dell’occidente, basandosi sulla scrittura e sull’alfabeto, oggi c’è bisogno di maestri per i nuovi linguaggi. Il momento è quello della cultura digitale, che dà opportunità di conoscenza, quasi infinita. Mario Calabresi espone chiaramente la sua visione che per la prima volta, dopo tanto tempo, mi ha permesso di uscire da un incontro, dedicato ai media, ottimista e fiducioso sul futuro dei giornali.
Da Roma dove i quotidiani sono stati protagonisti del dibattito l’agenda porta a Milano per discutere di “Tv oltre la Tv” presso la sede milanese di EIT Digital, il centro di ricerca europeo che in Italia ha la sede principale a Trento. La Tv che prende possesso dello spazio, si trova ovunque non è più relegata in un posto specifico. La ricerca “Nuova centralità televisiva” dell’Osservatorio Social TV è il pretesto di un confronto fra i principale players. La buona notizia, anche in questo caso, è che la televisione resta centrale per il 63% della popolazione, non è vero che è morta.
Mi conforta questo nostro viaggio di positività, perché da tempo si parla di morte della Tv ed invece qui annunciamo il contrario come si legge nello speciale dedicato all’evento milanese. Cosa vuol dire televisione oggi? Immediatamente penso alla comunicazione one to many, al broadcast ma anche all’expanded Tv. La televisione come forma d’arte che sicuramente deve essere sostenuta dalla pubblicità. Nel futuro vedo un pubblico viziato dalla qualità, ma anche penso ad un TG fruito con Oculus Rift che tipo esperienza è?