Broadcasting radio e televisione se ne è parlato all’Assemblea generale di Confindustria Radio Televisioni,associazione di rappresentanza, promozione e tutela degli interessi comuni, di un sistema Italia che proietta uno sguardo avanzato sul Paese e sul mondo che cambia.
Broadcasting radio televisione e oltre ci connette immediatamente sulla nuova centralità radiotelevisiva, su cui ormai tutti i competitori sono in campo con visioni e forze che appunto possono anche essere differenti e che perciò rappresentano una ricchezza di sistema.
Franco Siddi, (la relazione integrale si può leggere qui) è presidente dopo l’avvicendamento con il Presidente Rodolfo De Laurentiis, punta il dito sull’ asimmetrie normative e regolamentari con gli operatori di Internet che rischiano di rendere strutturale un iniquo vantaggio competitivo.
Il sottosegretario Antonello Giacomelli chiude l’assemblea ricordando che: “Il cambiamento avviene – dice – indipendentemente dal tempo che noi mettiamo ad entrare nel processo”.
Il sottosegretario ricorda che due anni fa non esisteva Netflix, Vivendi non era in Telecom, non avevamo Discovery, Enel non aveva deciso di puntare sulla banda larga. Non avavamo il canale della Paramount e Rai non aveva rotto con YouTube.
CONFINDUSTRIA RADIO TELEVISIONI chiede:
un piano complessivo di riassetto delle frequenze, una strategia che tuteli gli investimenti delle imprese e i diritti dei cittadini, una Soluzione-Paese in una logica costruttiva che preveda impegni e responsabilità per tutti, eventualmente anche con alcune modifiche legislative; la costruzione di un vero “Level Playing Field”; norme che fungano da acceleratore della crescita e che responsabilizzano adeguatamente i fornitori servizi di “hosting attivo” (in particolare le grandi multinazionali del Web); un’ Europa con meno burocrazia, e senza norme che rischiano di invecchiare precocemente durante l’iter di approvazione.
Broadcasting Radio-Televisione è un settore chiave che ha da sempre fornito un contributo costante e misurabile alla crescita economica e culturale del Paese e che oggi si trova a competere su un mercato più vasto e con un assetto globale in divenire di cui la normativa e la regolazione stenta a tenere il passo.
Basti pensare ai fenomeni di pirateria massiva dilagante e considerata quasi “normale” se riteniamo attendibili dati resi pubblici da una recente ricerca che evidenzia come il 78% di un campione di utenti Internet rappresentativo (maggiorenni italiani) nel 2015 abbia scelto siti pirata per fruire di contenuti, accanto ad un 35% che ricorre alla fruizione legale. Una situazione che nel tempo rende improduttivo qualsiasi investimento in contenuti pregiati.
La cabina dell’Agenda Digitale non può più continuare a ignorare la TV – industria e impresa che produce e veicola contenuti – come volano per il successo del progetto di infrastrutturazione che deve chiudere definitivamente il “gap” con il resto della UE.
In questo senso la “qualità’” dei contenuti resta al centro, perché di contenuti italiani ed europei dedicati alla TV su fibra c’è già oggi bisogno, soprattutto grazie all’affermazione delle nuove tecnologie trasmissive in alta e altissima definizione e alle nuove TV “smart” su cui il consumatore riceve (finalmente di nuovo nel salotto di casa) contenuti e servizi “broadcasting” e “broadbanding” di qualità (basti pensare i grandi eventi sportivi e culturali).
Contenuti di qualità da valutare, originare e tutelare insieme ai modelli di business che li producono, per andare OLTRE. Come dicevamo all’inizio in questo senso il servizio pubblico può e deve (per missione) giocare un ruolo guida.
Il servizio pubblico per la nuova TV ibrida e ubiqua.