L’America è in fibrillazione. E la Casa Bianca è un covo di vipere: raffiche di fughe di notizie, ‘fake news’ a gogò, rivalità e rancori. E’ come sul set di un Grande Fratello Vip; o – nel genere Trump – di ‘The Apprentice’, vera e propria fabbrica d’ostilità incrociate, capace di tirare fuori il peggio da ciascuno dei concorrenti.
L’Unione è punteggiata da proteste popolari contro il bando dei transgender dalle Forze Armate. E il presidente deve pure sperimentare, per l’ennesima volta, che un tweet non fa legge: il generale Joseph Dunford, capo di Stato maggiore della Difesa, precisa che non saranno modificate le norme sui transgender nelle forze armate, “fin quando il Pentagono non riceverà le direttive del presidente e non emanerà le nuove disposizioni”.
Il Campidoglio freme di pulsioni anti-Trump: va avanti l’inasprimento delle sanzioni alla Russia, che contrasta gli sforzi dell’Amministrazione per migliorare i rapporti con Mosca; e vanno avanti parallele le inchieste sul Russiagate del Congresso e del procuratore speciale Robert Mueller; mentre non va avanti, anzi si insabbia nei voti contrari del Senato, la revoca dell’Obamacare, promessa elettorale del magnate presidente.
Alla Casa Bianca, Trump è più frustrato che mai e minaccia di licenziare ministri in serie, quello della Giustizia Jeff Sessions e quello della Sanità Tom Price: le acque sono agitate; e la ‘macchina di fango’ delle ‘fake news’ funziona a pieno regime e inzacchera a turno i consiglieri e i familiari del presidente.
L’arrivo a capo della comunicazione di Anthony Scaramucci, finanziere italo-americano, famiglia di Gualdo Tadino, e l’uscita di scena del portavoce Sean Spicer non ha certo portato armonia, anzi: tra lui e il capo di gabinetto di Trump Reince Priebus non corre buon sangue. “Non so se il rapporto con Reince sia riparabile”, dice the Mooch in tv. “Deciderà il presidente”, che, se può, ‘licenzia’. E’ successo che le finanze del capo della comunicazione sono state ‘messe in piazza’ da Politico grazie a una fuga di notizie attribuita al capo di gabinetto.
“Contatterò l’Fbi per far incriminare l’autore della fuga di notizie”, scrive Scaramucci, aggiungendo l’hashtag #Swamp, palude, e l’account di Priebus @Reince45. Cancellato poco dopo, il messaggio alimenta le tensioni nella West Wing. La cancellazione del tweet non ferma il tam tam: “Alcuni – dice Philip Rucker del Washington Post – stanno costruendo un caso per mettere Priebus sul banco degli imputati”. Anche Steve Bannon, consigliere speciale di Trump con venature suprematiste, è sulla lista nera del finanziere italo-americano.
Alla fuga successiva, Scaramucci si scatena: al telefono con un giornalista del New Yorker, settimanale di qualità, vomita insulti e oscenità contro colleghi e boiardi della squadra Trump. Che, dal canto suo, dà il cattivo esempio parlando male di ministri e malissimo di senatori.
Le fughe di notizie sono un’ossessione di Scaramucci (e anche del presidente). Appena insediatosi, il suo avvertimento era stato chiaro: basta fughe o “licenzio tutti”. L’estate di Washington di solito calda s’annuncia torrida.