Nel 2018 dell’Ue, c’è l’Anno europeo del patrimonio culturale: ogni Stato organizzerà eventi e attività per valorizzare i beni e le tradizioni del proprio territorio e rafforzare, allo stesso tempo, il senso di appartenenza dei cittadini. L’Italia, che è lo scrigno più grande al Mondo di beni culturali, è particolarmente coinvolta.
L’Anno europeo del patrimonio culturale giunge in una fase carica di attese e speranze per l’Unione: il processo d’integrazione, appannatosi e incagliatosi negli anni della crisi, riprende fiato e slancio, nonostante la Brexit, cioè la decisione della Gran Bretagna d’uscire dall’Ue, e la mancanza di solidarietà fra i 27 Paesi restanti sul fronte dell’immigrazione.
Diritti fondamentali, difesa comune, radici comuni storico-culturali sono pilastri portanti di un nuovo Rinascimento europeo di cui l’Italia, dopo essere stata culla del primo, può essere protagonista se saprà lavorare in sinergia con gli altri Paesi ed essere al fianco, non in subordine, ma neppure in contrapposizione, a Francia e Germania, la cui intesa e cooperazione è fattore indispensabile di crescita dell’integrazione.
L’Anno darà pure una spinta importante dal punto di vista economico e occupazionale: 7,8 milioni di posti di lavoro nell’Unione sono legati al settore culturale. Presentando idee e programmi italiani, Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività culturali, afferma: “La cultura è un grande fattore unificante, molto più dell’azione dei governi: c’è una cittadinanza comune che sta crescendo condividendo arte, cinema, letteratura europei”. Sul sito del ministero, ci sono tutti gli eventi previsti nella penisola.
Tibor Navracsics, commissario europeo all’Istruzione, la Cultura, la Gioventù e lo Sport, insiste sulla necessità di porre il patrimonio culturale al centro del modello di vita europeo. Storia ed arte, bellezza e gusto danno all’Europa un vantaggio competitivo sugli altri Continenti, che va sfruttato e non dilapidato.