L’Europa dell’Est e i nuovi nazional-populismi: i casi polacco e ungherese, di Cristina Carpinelli e Massimo Congiu. Bonomo Editore, Bologna, 2017, pagg. 125, euro 15.00.
La Polonia e l’Ungheria sono segnati, in questi anni, da un clima politico populista: sono entrambe rette da governi nazionalisti e autoritari, che attentano pericolosamente allo stato di diritto. Il lavoro della Carpinelli e di Congiu è una sorta di bussola per aiutarci a capire perché sempre più persone sostengono movimenti nazionalisti e di estrema destra, da Varsavia a Budapest.
Cristina Carpinelli, esperta di Europa centro-orientale, membro del comitato scientifico del CeSpi e collaboratrice Osme, analizza la situazione della Polonia ricostruendone gli aspetti salienti: il contesto storico dopo Solidarność e il crollo del comunismo, il recupero dei valori nazionali, la tensione sui diritti delle donne e l’utilizzo delle inchieste sui funzionari pubblici per colpire un numero importante di dissidenti.
Inoltre, l’autrice fa un’analisi delle ultime elezioni presidenziali e parlamentari completa, esaminando soprattutto le fratture geografiche e politiche nel Paese, dove il partito al Governo (PiS, Diritto e Giustizia) appare in continua crescita, sotto il segno di un cattolicesimo sempre più conservatore e con venature razziste.
Massimo Congiu, giornalista, storico e studioso di geopolitica dell’Europa centro-orientale, nonché direttore dell’Osservatorio sociale mitteleuropeo, descrive il contesto dell’Ungheria partendo da Fidesz, il partito del presidente Viktor Orbán. Dalle modifiche costituzionali alla “legge bavaglio” contro la libertà di stampa, l’autore fornisce strumenti analitici e dati fondamentali per capire gli effetti della svolta conservatrice di Fidesz e dei problemi che essa pone allo stato di diritto.
Soprattutto, Congiu approfondisce l’orientamento xenofobo assunto dall’Ungheria nella gestione della crisi dei migranti: il Governo ha messo in campo una propaganda che mette in cattiva luce i migranti e mistifica la storia nazionale. In Ungheria si è addirittura arrivati a quasi imporre alle scuole libri di testo nazionalisti e revisionisti, mentre cresce un’altra formazione politica più nazionalista e razzista di Fidesz, Jobbik.
La Polonia e l’Ungheria stanno intensificando, nell’ambito del Gruppo di Visegrád, composto anche da rep. Ceca e Slovacchia, i contrasti con l’Unione europea. C’è sempre più attrito sulla questione migratoria e sulle violazioni della democrazia, proprio quando servirebbe una visione d’insieme per affrontare i nodi delle crisi che l’Ue e i suoi cittadini vivono. Il lavoro della Carpinelli e di Congiu ci induce a chiederci fin dove arriveranno le minacce alla democrazia che vengono da Polonia e Ungheria.
Matteo Moretti