Fino a qualche decennio fa si trattava solo di fantascienza: libri e film campioni di incasso raccontavano di una civiltà futura dominata dai robot, congegni talmente sofisticati da poter gestire in modo autonomo dinamiche complesse e attività imprenditoriali prima controllate dall’uomo.
All’alba del 2018 la fantascienza sta rapidamente cedendo il passo alla realtà: il progresso tecnologico ha creato macchine sempre più complesse e performanti, mentre l’esplosione di Internet ha permesso di collegarle tra loro e il mondo esterno, consentendo un’interazione immediata e capillare. L’industria 4.0 si sta espandendo con ritmo sempre più deciso sotto ai nostri occhi.
Dopo la venuta del Bitcoin, la criptovaluta ideata nel 2009 da un anonimo noto al mondo con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, che non è regolata da un ente centrale, ma il cui il valore è determinato solamente dal meccanismo domanda-offerta e viene scambiata attraverso il protocollo peer-to-peer tra gli utenti, oggi è il turno della cosiddetta DAO, acronimo di “decentralized autonomous organization”, ovvero organizzazione autonoma decentralizzata.
Si tratta di un progetto nuovo e radicale, che prevede sistemi operanti senza l’intervento dell’uomo, in pratica aziende che producono e vendono i propri beni in maniera autonoma.
La tecnologia che regola il meccanismo e ne garantisce la trasparenza e sicurezza dagli attacchi informatici esterni è la cosiddetta blockchain (in italiano catena di blocchi, la stessa alla base dei Bitcoin), ovvero un protocollo condiviso da tutte le parti che operano all’interno di una data rete di computer (nodi del network), che monitora e memorizza tutti i processi che avvengono all’interno della rete stessa, rendendo superfluo il controllo di una terza parte.
Ma qual è il vantaggio principale di lasciar gestire la propria azienda ad un robot?
Secondo Vitalik Buterin, co-fondatore di Ethereum, piattaforma del web 3.0 per la pubblicazione di contratti intelligenti, “un robot è immune da qualsiasi influenza esterna ed è garantito che eseguirà solo ciò per cui è stato programmato”. Questo significa – nell’intenzione primario degli sviluppatori DAO – che il robot gestirà la risorsa a lui affidata (pensiamo ad esempio ad una riserva d’acqua) in maniera efficiente e rigorosa, senza sfruttarla per interessi personali (come spesso avviene avviene nel caso di gestione da parte dell’uomo) e garantendo quindi risultati migliori e più ecosostenibili.
Lo scopo fondamentale dei partecipanti al DAO sarà investire in startup e aziende specializzate nel comparto high-tech, ma, trattandosi di una piattaforma open-source, saranno possibili altre applicazioni in contesti differenti.
La prima organizzazione autonoma decentralizzata ha raggiunto nel 2016 la cifra considerevole di 102 milioni di dollari raccolti in investimenti e il World Economic Forum ha previsto che entro il 2025 il 10% del PIL mondiale sarà formato da attività incentrate sui principi della Blockchain, vero paradigma comune delle future applicazioni in ambito finanziario.
La DAO rappresenta una svolta epocale nel modo di concepire la produzione di beni e l’organizzazione delle risorse, un progetto ambizioso, anche se con ancora molte incognite e solo agli inizi: questo tipo di organizzazione rappresenta probabilmente uno dei più affascinanti esperimenti nella teoria microeconomica, uno scenario forse molto più vicino e concreto di quanto pensiamo.

decentralized autonomous organization

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Giacomo Birocchi
Laureato in Scienze della Comunicazione presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Lavora come Executive Producer presso Duo Art Film, casa di produzione milanese. Attualmente collabora con Media Duemila.