Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? Alcune persone competenti hanno provato a rispondere a questa domanda nella ricerca previsionale affidata a un team di 11 esperti guidato dal sociologo Domenico De Masi presentata nei giorni scorsi nella Nuova auletta dei gruppi parlamentari alla Camera dei Deputati. Si tratta di uno studio elaborato da Lello Savonardo (comunicazione e culture giovanili), Mario Sesti (critica cinematografica), Pier Cesare Rivoltella (didattica generale e tecnologie dell’educazione), Remo Bodei (filosofia), Marino Sinibaldi (giornalismo e cultura), Juan Carlos De Martin (ingegneria informativa e rivoluzione digitale), Nuccio Ordine (letteratura), Piergiorgio Odifreddi (matematica e scienze esatte), Maria Rita Parsi (psicologia), Severino Salvemini (scienze organizzative), Derrick De Kerchove (sociologia dei media).

Lello Savonardo, cos’è Cultura 2030?

I parlamentari delle commissioni Cultura di Camera e Senato hanno commissionato al sociologo Domenico De Masi una ricerca previsionale. Lo studio è stato effettuato con il metodo Delphi (tecnica usata per ottenere risposte ad un problema da un gruppo, o panel, di esperti indipendenti attraverso due o tre “round”). Sono stati coinvolti esperti che potessero disegnare prospettive, in diversi ambiti della cultura, che caratterizzeranno l’Italia nei prossimi anni. Ne è scaturito un report di oltre 300 pagine, una sintesi insomma delle visioni possibili. De Masi ha presentato lo studio pochi giorni fa a Montecitorio e sulla base di esso è nato un dibattito molto articolato su politiche e scenari futuri.

Con lo studio sono state poste basi importanti per il futuro?

Dal mio punto di vista, un elemento fondamentale per “interpretare” il futuro è il multiculturalismo che favorisce processi di ibridazione e contaminazione culturale. Il “villaggio globale” teorizzato da Marshall McLuhan, con i media digitali è esploso ed è diventato un “villaggio globale interattivo”. Grazie alla Rete, stiamo assistendo sempre di più ad un accesso democratico e diffuso alle conoscenze e alle informazioni. Tale flusso favorisce la contaminazione che sempre di più ha ricadute sociali rilevanti, oltre che sui comportamenti individuali e collettivi. Un processo che, da un lato, è alimentato, dai crescenti ed inevitabili fenomeni dell’immigrazione, dall’altro, dal villaggio globale interattivo.

Ci spiega ancora meglio cosa intende per comportamenti?

La software culture sta generando sempre di più quella che potremmo definire una “cultura aumentata” grazie all’uso pervasivo dei media digitali. Le azioni individuali e collettive sono amplificate dalle tecnologie digitali che rappresentano sempre di più i nostri prolungamenti sensoriali. Le nostre forme comunicative si sono arricchite. L’intelligenza ed il pensiero “connettivo” stanno favorendo processi collaborativi in rete. I consumatori oggi sono sempre più attivi nell’infosfera. Sono prosumer, produttori oltre che consumatori di pensieri, video, immagini, opinioni e caratterizzano il dibattito pubblico. La sfera privata è sempre più connessa con quella pubblica.

Cultura 2030 giovanissimi, a che punto siamo?

L’idea è quella di approfondire i concetti emersi dallo studio con i giovani, soffermandosi con particolare attenzione sulle culture giovanili. Come esperto in questo campo, sono tra i promotori dell’iniziativa ed ho proposto come sede per il convegno l’Università Federico II di Napoli. Cultura 2030 giovanissimi si concentrerà sulle tecnologie digitali, sull’infosfera, i social media, i processi creativi e artistici e su come tutto ciò influenzi e caratterizzi l’universo giovanile.

Lello Savonardo

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Francesco Ferrigno
Giornalista, esperto di comunicazione, copywriter. Laureato in Scienze della Comunicazione e successivamente specializzato in digital journalism e content marketing. Collabora con diversi quotidiani, portali web e agenzie di comunicazione, tra cui Media 2000, Antimafia 2000, iGv Network, Il Mattino.