Eccoci all’inizio di una nuova estate. Riflettendo e riflettendo su quanto succede in giro a volte mi sento stupida perché non capisco. Non capisco come ai tempi di twitter e del villaggio globale si possano adottare provvedimenti per impedire all’informazione di circolare. Certo, quando è palesemente in violazione di diritti dell’uomo un’informazione scorretta e diffamante non deve essere divulgata. Ma oggi costringere il mondo dell’informazione in un lago mi sembra anacronistico ed impossibile. In più leggo su Il Sole 24 Ore che Google è entrato in possesso di dati personali attraverso il Wi-Fi non protetto, andando in giro a filmare strade e luoghi è entrato anche a casa della gente acquisendo dati sensibili, addirittura carte di credito! E allora, ecco che non capisco, ecco che faccio i complimenti a La Repubblica per la sua prima pagina bianca e nello stesso tempo penso a quante persone non capiscono come me e si allontanano ancor più dai giornali, dai giornalisti, scambiando una guerra per la democrazia per una battaglia di corporazioni.
Derrick de Kerckhove nel suo intervento a Terra Futura ha riparlato delle autostrade dell’informazione, concetto che andava molto di moda anni fa e che poi è passato in secondo piano. Lo riprendo perché questo concetto spiega effettivamente la situazione attuale. Nel secolo scorso si costruivano strade per permettere alle persone e alle merci di circolare, laddove ciò non è avvenuto il tempo si è fermato.
Oggi con la tecnologia è la stessa cosa, laddove non si costruiscono strade telematiche veloci e sicure non ci sarà sviluppo ed in più si può imbavagliare con molta più facilità.