Le dieci operazioni segrete che hanno cambiato la seconda guerra mondiale, di Domenico Vecchioni, Edizioni del Capricorno, 2018, pag.166, euro 13
Dentro la seconda guerra mondiale c’è stata una guerra segreta. Ha coinvolto spie, ma anche matematici, ingegneri, docenti, gente qualunque. Ha cambiato le sorti del mondo, nel bene o nel male.
Domenico Vecchioni, diplomatico e scrittore, già autore di ‘Operazione Cicero, la spy-story più intrigante della Seconda guerra mondiale’, ci racconta nel suo nuovo libro ‘Le dieci operazioni segrete che hanno cambiato la seconda guerra mondiale’. Le tappe della guerra segreta da lui scelte sono Fortitude, Himmler, Gunnerside, Mincemeat, Michel Hollard – l’uomo che salvò Londra, Ultra contro Enigma, Die rote Kapelle, Richard Sorge salva l’Unione sovietica, l’agente Max.
Ricostruiamo in sintesi il percorso di Vecchioni, collocando le operazioni in ordine cronologico.
Diede il via al conflitto l’operazione Himmler: la Germania di Hitler voleva conquistare il suo spazio vitale invadendo la Polonia. Bisognava però che i polacchi apparissero quelli che scagliavano la prima pietra. Il fulcro della ‘provocazione’ costruita ad arte fu una piccola stazione radio a Gleiwitz, al confine tra Germania e Polonia: parlando da lì, militari tedeschi, travestiti da polacchi, incitarono alla rivolta anti-nazista, creando il ‘casus belli’ per l’invasione della Polonia a opera della Wehrmacht.
Da sempre fondamentali nelle operazioni segrete sono i messaggi in codice e la loro decifrazione. I tedeschi avevano Enigma: 15 kg, due tastiere. Gli inglesi ne trafugarono le chiavi d’accesso e, guidati da Alan Turing, un matematico, misero in piedi il programma Ultra.
L’avvento al potere di Hitler preoccupava gli occidentali quanto l’Unione sovietica: il servizio segreto militare sovietico Gru vedeva prosciugarsi le fonti d’informazione. Serviva una nuova rete di agenti, un’Orchestra rossa tra Olanda, Belgio e Francia. I pianisti – operatori radio – con i loro strumenti – radio trasmittenti – erano diretti da Leopold Trepper, ebreo marxista leninista, che si tramutò in Adam Mikler, imprenditore del Québec. E così la ‘musica’ dalla Germania risuonò fino a Mosca.
Sulla stessa scia, l’Agente Max, tedesco doppiogiochista, creò una rete di finti oppositori al regime sovietico tramite cui individuare gli agenti nazisti. E, dopo la guerra, servì gli americani ai danni dei sovietici.
E proprio al Gru arrivò Richard Sorge: tedesco passato dai banchi di scuola al mattatoio della guerra, entrò a fare parte dei servizi segreti, in Cina con l’identità di ‘giornalista’, poi in Giappone per costruire una rete di spionaggio. Entrato nelle grazie di Eugen Ott, ambasciatore del Terzo Reich in Giappone, ne divenne addetto stampa. Venne così a sapere quando e come la Germania avrebbe attaccato; ma Stalin non volle credergli. Ritentò: il governo giapponese non avrebbe dichiarato guerra all’Unione sovietica. Questa volta Stalin si fidò e spostò le truppe dalla Siberia al fronte occidentale: Mosca non cadde.
Elemento chiave della guerra fu la bomba atomica e la corsa per costruirla: la Germania era in testa e per bloccarla si dovevano distruggere in Norvegia gli impianti della Norsk Hydro, che forniva acqua pesante. Era l’operazione Gunnerside e fu un successo, anche cinematografico negli Anni Sessanta.
La guerra segreta coinvolse anche civili, semplici almeno all’apparenza. Michel Hollard, rappresentante di una ditta di legna, spesso si recava nei boschi svizzeri. Trasportava legname in Francia e informazioni ai servizi segreti di Londra. Fu il primo a dare l’allarme: i tedeschi stavano costruendo
rampe di lancio sulle coste della Manica per bombardare Londra.
Amy Elizabeth Thorpe, moglie poco fedele di un diplomatico britannico, a Varsavia diventò Cynthia, agente segreto del servizio britannico. Conquistò, per lavoro, un ammiraglio italiano e ottenne i codici della marina. Dava amore in cambio d’informazioni e contribuì a cambiare il corso della guerra.
Nella primavera del 1943, “anche l’ultimo degli imbecilli avrebbe capito che lo sbarco alleato sarebbe avvenuto in Sicilia”, sosteneva Churchill. Eppure si provò a convincere i tedeschi che gli alleati sarebbero arrivati anche in Grecia. Bastò far approdare un cadavere sulle coste della Spagna filonazista, camuffato da ufficiale della Royal Navy e con addosso falsi documenti segreti in preparazione dello sbarco in Grecia. E così unità navali e divisioni tedesche dalla Sicilia furono spostate nel Mar Egeo. L’operazione Mincemeat aveva funzionato.
E funzionò, eccome!, anche la fondamentale operazione Fortitude, organizzata per disorientare l’alto comando tedesco nella primavera del 1944: gli alleati sarebbero sbarcati a Calais, non in Normandia. Ciak e si gira: finti carri armati in caucciù, aerei in legno, mezzi da sbarco posticci nella zona di Dover; esperti di cinema per simulare spettacolari bombardamenti; un sosia del maresciallo Montgomery spedito in Algeria mentre quello vero s’apprestava a sbarcare in Normandia.
Insomma, come ci mostra l’ambasciatore Vecchioni, la guerra dentro la guerra è stata fondamentale, perché “la verità – avrebbe detto Churchill – è un bene così prezioso che deve essere protetta da una corazza di menzogne”.
Virginia Volpi