Due argomenti per oggi. Uno piccolo, imminente e interessante, foriero di giovani promesse. L’altro più largo, importante e strutturale, ricco di rischi. Argomenti lontani, apparentemente, ma c’è un filo sottile che li collega.

Uno: immediato.

Il 18 marzo prossimo ci sarà a Milano la finale italiana del 31° Concorso dei Giovani Scienziati per l’Unione Europea (EUCYS – European Union Contest for Young Scientists). Se ne occupa la Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche, con la collaborazione della Fondazione Salvetti, su mandato della Direzione Generale Ricerca della Commissione Europea. I premiati saranno una trentina su qualche centinaio di progetti, opera di talentuosi studenti delle Scuole Medie Superiori. Non si tratta solo di valorizzare le competenze e le potenzialità scientifiche e tecnologiche dei ragazzi, ma è anche un’occasione per avvicinare tutti i giovani alla scienza e alla ricerca, e stimolare lo spirito dell’innovazione e della collaborazione. Infatti, i vincitori di tutte le edizioni annuali del Concorso faranno parte del Forum dei Giovani Scienziati per lo scambio di informazioni e messa in comune delle esperienze, con appuntamenti ed eventi su tematiche di attualità riguardanti la scienza e la tecnologia, oltre a incontri con dirigenti industriali, professori, ricercatori, giornalisti scientifici.

L’altro: prendendo la rincorsa.

La complessità delle storie, delle culture, dei desideri e delle vie del benessere portano alle contraddizioni sociali dei nostri giorni. Le strade non sono facilmente condivise e il dibattito imperversa fragoroso. La congiuntura mediatica di queste settimane ci porterebbe a parlare dello spettacolo che viene realizzato ogni giorno dal confronto tra politici, esperti e giornalisti. Spettacolo non sempre divertente, non sempre decoroso; confronto non sempre autorevole, non sempre proficuo; politici non sempre immacolati, non sempre preparati; esperti non sempre oggettivi, non sempre competenti; giornalisti non sempre capaci, non sempre cronisti imparziali. Così lo spettacolo verte spesso in gazzarra; i giornalisti fanno domande, non ottengono risposte precise; gli esperti devono semplificare, non riescono a spiegare la complessità delle situazioni; i politici privilegiano solo le loro idee e cercano prevalentemente consensi di voto. Titoloni stampati e sceneggiature televisive cercano di propiziarsi lettori e ascolti e contribuiscono alla seduzione mediatica.

Tutto ciò testimonia la faticosa gestione della società, soprattutto in democrazia, e la confusione dei dibattiti tra verità, ragionamenti, emozioni e sentimenti primitivi. Riemerge una tendenza antica, autoreferenziale, che quasi tutti i leader hanno praticato nella storia: “il fine (il mio fine) giustifica i mezzi”. Così chi sta sul palcoscenico spadroneggia sui propri diritti e altrui doveri con le parole, con le figure retoriche, le fallacie informali e i sofismi, se non cantando come le sirene. Stupisce che la platea applauda. Applaude sempre, soprattutto alle urla e alle parole forti. A comando dei registi? Non siamo tutti burattini, certo è che è difficile reagire con intelligenza, perché viene negata subito. Ben diffusa è l’arguzia della satira, della battuta comica, del paradosso sistematico, dell’allusione sopra le righe … queste fanno ridere e ci si compiace. Molti tweet, molti commenti sui social network, così come spacconate da conversazione al bar, riducono la dialettica al minimo e chi avesse voglia di riflettere trova più opportuno ritirarsi nel suo privato.

Se questo è il risultato della globalizzazione mediatica e delle digitalizzazione individuale, non sembra fecondo.

Ci sono criticità immediate come il disagio dei poveri e delle periferie, dei migranti, dell’organizzazione del lavoro, della salute e dell’istruzione. Forse possiamo far qualcosa per accelerare soluzioni, senza barricate strumentali, senza finalità elettorali e senza pregiudizi sociali. Impegno e volontà potrebbero bastare. Speriamo fiduciosi.

Sperare è più difficile per i grandi problemi di tutta la società, con priorità assoluta, per salvare la Terra da catastrofi climatiche, da degrado globale ambientale e sociale. Il mondo è una casa comune. Qui non basta l’impegno da cortile, ci vogliono scienza e tecnologia di altissimo livello, così come nella storia sono stati indispensabili gli strumenti in dotazione naturale a tutta la società umana: i diritti universali, le leggi e il sapere. E nessun potere arrogante può permettersi di appropriarsene in esclusiva. Anche la scienza e la tecnologia sono strumenti in dotazione naturale a tutta la società umana. Così anche le risorse naturali e la gestione dell’ambiente. Sembra un’enunciazione ovvia, ma purtroppo non sempre è vero che i poteri sono al servizio dell’umanità. Tuttavia quei sentieri da percorrere sulla via del benessere potrebbero avere almeno alcuni obiettivi in comune, per una causa comune, che è la finalità della scienza. Invece molti si autocelebrano in pratiche politiche ed economiche nello spettacolo del quotidiano di cui parlavo sopra, senza saperne gestire la complessità e la responsabilità sociale, senza scienza. Mi corre una citazione di Leonardo da Vinci, che ci ha lasciato proprio 500 anni fa: «Quelli che s’innamoran di pratica sanza scienzia son come ‘l nocchieri ch’entra in navilio sanza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada».

Ecco il filo: abbiamo bisogno di nuovi scienziati, preparati. Nuove generazioni sincere che salveranno la civiltà. Io torno a studiare. All’Osservatorio TuttiMedia presto si apre l’Accademia di democrazia.

 

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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it