Intervista ad Alberto Tripi, presidente Almaviva, sul progetto “Città Educante”, nel quale l’azienda italiana leader nell’ICT,  è impegnata a fianco della Pubblica Amministrazione  per i processi di trasformazione digitale del Paese.

“La Città Educante” è il progetto di ricerca e innovazione quadriennale cofinanziato dal Miur che ha sperimentato, grazie alla tecnologia, l’uso di modelli innovativi di insegnamento e apprendimento, rivolti a ogni età e orientati all’inclusione sociale.

Il progetto guidato da Almaviva, nell’ambito del cluster “Tecnologie per le Smart Communities”, ha coinvolto la Rai e il CNR, le Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (Unimore) e di Trento (UniTrento), la Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi, oltre a un’associazione temporanea d’impresa coordinata da NetResults. Ne parliamo con Alberto Tripi, presidente di Almaviva.

 

La formazione, in un mondo sempre più digitalizzato, è un tema di stringente attualità; secondo Lei l’Italia in che condizione si trova dal punto di vista dell’alfabetizzazione informatica?

L’ultimo rapporto Anitec Assinform – associazione delle imprese ICT di Confindustria – rileva che nel 2017 il mercato digitale italiano è cresciuto del 2,3% e, grazie alle componenti più innovative, si prevede che ci saranno ulteriori progressi. Considerato che la crescita della digitalizzazione è una chiave di sviluppo dell’economia nazionale, in quanto foriera di processi virtuosi, risulta fondamentale consolidare programmi di investimento sull’innovazione, per le imprese, per la Pubblica Amministrazione e per la Scuola. In tale contesto, infatti, il sistema dell’istruzione è essenziale per formare cittadini consapevoli e preparati ad affrontare il presente, soprattutto in un mondo del lavoro che richiede competenze solo ieri inesistenti o inimmaginabili.

 

Stando all’ultimo rapporto Istat sfruttiamo ancora male o, comunque, non adeguatamente le potenzialità della tecnologia. Tali carenze sono evidenti anche nel mondo della scuola e della formazione. Quali sono le proposte scaturite dal Progetto “La Città Educante”?

L’obiettivo del progetto è stato proprio quello di ripensare l’ambiente di apprendimento, attraverso l’applicazione delle più avanzate tecnologie informatiche, proponendo nuovi approcci educativi con metodi e strumenti innovativi. Il fine era superare i sistemi classici e il tradizionale ruolo degli educatori, nell’ottica di una formazione continua nel tempo (life-long learning) e nello spazio (scuola, ambienti esterni, tempo libero). Far lavorare in rete aziende, grandi e piccole, enti di ricerca, università e associazioni è stata una sfida interessante e vincente. Questa commistione di esperienze ha costruito percorsi di sperimentazione che hanno dato risultati importanti.

 

Quali sono i risultati che ritenete più significativi?

Il significato ultimo di “Città Educante” rimanda alla bella immagine evocata dal Presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno, quando ha sottolineato l’importanza di un Paese che sappia cucire e ricucire. Le risorse dell’innovazione e della conoscenza possono essere un contributo prezioso per “cucire” comunità responsabili, solidali e intelligenti. I risultati più rilevanti del Progetto sono proprio quelli che hanno approfondito ricerche nel segno dell’inclusione sociale, come ad esempio i sistemi didattico-tecnologici per il potenziamento cognitivo di bambini con disabilità intellettiva e autismo; la creazione di strumenti per favorire l’apprendimento e contrastare l’abbandono nei primi anni di studio universitario; o ancora l’esplorazione di ambienti naturali sostenuti da tecnologie digitali, come l’orto tecnologico, sperimentato nelle scuole dell’infanzia e primarie di Reggio Emilia, che ha permesso ai bambini di confrontarsi e muoversi contemporaneamente nella tecnologia e nella natura, interagendo attivamente in entrambi i territori. Città Educante si è spinta anche oltre, fino ad arrivare alla concezione di una tecnologia per favorire un invecchiamento attivo.

 

Crede anche Lei che il passaggio dalle conoscenze alle competenze, tanto auspicato fino a una decina d’anni fa nel mondo anglosassone, sia fondamentale alla creazione di una scuola più funzionale? Non si corre il rischio di limitare, piuttosto che ampliare, la capacità di fare collegamenti, stabilire relazioni e risolvere problemi degli studenti?

Da imprenditore nel campo dell’innovazione e del digitale, posso dire che oggi tutto si muove veloce e il mondo del lavoro ha bisogno di nuove competenze. La scuola non deve abdicare al suo ruolo: quello di fornire cultura generale e capacità critica evoluta, ma non può evitare di misurarsi con le grandi trasformazioni che pervadono il nostro tempo.

La tecnologia non va pensata come un antagonista del sapere ma valorizzata come un’opportunità che offre strumenti e metodi efficaci per arricchire il mondo della formazione. Grazie all’utilizzo consapevole della tecnologia i più giovani possono misurarsi con nuove modalità di apprendimento di altissima qualità, acquisendo nel processo di studio il doppio ruolo di discenti e protagonisti. I meno giovani, invece, possono avere facile accesso a programmi di lifelong learning. Su queste direttrici si è mosso il Progetto “La Città Educante”.

 

Crede che grazie a internet e alle nuove tecnologie si possa connettere in modo virtuoso la formazione scolastica a un apprendimento di tipo “sociale” nel senso più ampio del termine?

Quando il digitale mette l’uomo al centro e viene pensato per semplificare la vita di tutti, nel lavoro e nel privato, ha senz’altro una funzione propulsiva e un ruolo sociale. La realizzazione di nuovi percorsi e strumenti formativi, slegati dal condizionamento spaziale e temporale, favorisce e valorizza la partecipazione alla crescita culturale anche di chi presenta fragilità fisiche o cognitive. Se orientate bene, le opportunità offerte dalla tecnologia sono davvero considerevoli e per questo è importante sostenere la sperimentazione e investire sulla ricerca.

 

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Sabato Angieri
Laureato in “letteratura europea” presso l’università “La Sapienza”di Roma è giornalista freelance e traduttore editoriale, ha collaborato a diversi progetti culturali e artistici come autore e scrittore. Attualmente collabora con Lonely Planet come autore e con Elliot edizioni.