Al via oggi gli Stati Generali dell’Editoria alla presenza dei massimi esponenti del mondo editoriale.
Andrea Rifesser Monti, presidente FIEG, uomo della concretezza parla di 4 macroaree di intervento: mercato del lavoro; distribuzione; pirateria e pubblicità.
Ricorda di un altro esperimento e naturalmente di un altro governo che permetteva agli editori l’assunzione di un giovane giornalista ogni 3 prepensionati e subito mette sul tavolo una proposta: “Chiedo a questo governo di raddoppiare – dice Riffeser – in modo da permettere agli editori di assumere giovani”.
Ricorda ai presenti, ed al primo ministro, che gli editori rappresentano circa 8700 anni di storia e che anche oggi nel mondo dell’online sono protagonisti con le loro testate e che quindi sono aperti all’innovazione. Nei fatti si dice pronto ad applicare la par condicio anche al suo mondo e poi passa all’accordo siglato fra FIEG e Anci: “Un modo per sostenere le edicole in 8000 comuni – racconta – molti sindaci abbassano al 70% o addirittura azzerano il costo relativo al suolo pubblico in cambio di informazioni comunali e turistiche”.
In questo modo l’edicola diventa servizio pubblico. Ma sulle edicole Riffeser punta anche per avvicinare giornalisti e cittadini, infatti propone di creare una postazione giornalistica dentro l’edicola: “Il chiosco con la presenza del giornalista – precisa – potrebbe essere un punto di raccolta di notizie”.
Ricorda alla platea i successi della battaglia FIEG contro la pirateria contesto nel quale la sensibilizzazione e la perseveranza hanno fatto la differenza ed in conclusione una battuta sul copyright “Un problema che va risolto”.
La proprietà intellettuale da tutelare, lavoro del giornalista retribuito, qualità dell’informazione che gioverebbe da un numero maggiore di addetti nel mondo dell’editoria sono le sue idee. Sembrano in linea con quelle del nostro primo ministro che con la sua presenza ha voluto sottolineare quanto il governo sia impegnato nella ricerca di soluzioni sostenibili da condividere.
Dopo il leader degli editori la parola passa a Raffaele Lorusso appena rieletto segretario della FNSI: “La tutela del lavoro in questo paese, soprattutto nel settore giornalistico e dell’editoria – dice – è scomparso da tempo dall’agenda politica”. Ricorda che fra gli anni 2014 e 2018 sono stati stanziati 114 milioni per i prepensionamenti ma nessun intervento concreto è stato avviato sul piano del sostegno all’occupazione e della lotta al precariato.
L’occupazione regolare per Lorusso deve essere al centro del nuovo corso: “perché i precari sono la figura più utilizzata per aggirare il contratto nazionale di lavoro – dice -. In questo modo si ottengono sostanzialmente le stesse prestazioni, ma la paga è quella di un collaboratore. L’occupazione esiste ma oggi non è garantita.”
Anche Lorusso tocca temi già indicati da Conte perché sostiene che la qualità dell’ informazione è strettamente collegata alla democrazia:”Senza tutela dei diritti di chi lavora non c’è futuro – sottolinea – parlare di informazione significa parlare di democrazia, non esiste una democrazia che possa prescindere dall’informazione”.
Poi passa alla disinformazione protagonista dei dibattiti in tutto il mondo: “Fenomeno che ritengo deleterio quello della disinformazione – afferma – la nostra costituzione esalta il ruolo della democrazia mediatica, della democrazia rappresentativa. I corpi intermedi non possono scomparire perché la democrazia ha bisogno di buona informazione che presuppone qualità del lavoro”.
Secondo il segretario FNSI paghiamo la mancanza di una adeguata normativa, la mancanza di regole sui conflitti di interesse e l’assenza di norme sul mercato pubblicitario. “Siamo l’unico paese occidentale nel quale non esistono norme sulla raccolta pubblicitaria – conclude – che nel nostro settore è fortemente squilibrata da parte di TV e OTT”.
C’è bisogno di un intervento pubblico. Mi auguro una riconsiderazione dei provvedimenti adottati nei mesi passati a cominciare dal taglio del fondo per l’editoria che non condividiamo perché in quel modo si colpisce il pluralismo dell’informazione, si colpiscono voci che non avrebbero la possibilità di esprimersi e si colpisce anche l’occupazione. Lo stesso vale anche per il tema del bavaglio all’informazione.
Stessa centralità nel dibattito dovranno avere le agenzie di stampa e l’informazione primaria.
L’unico settore per il quale non è prevista l’apertura di infrazioni a livello europeo per aiuti di stato perché l’Europa nella sua costituzione, nel suo atto costitutivo riconosce il ruolo dell’informazione e il diritto dei cittadini ad essere informati.
Per l’esperienza che ho avuto presso la commissione del dipartimento per l’editoria su questo tema ho sempre riscontrato da parte del governo massimo rigore nell’affrontarlo. Quando ci sono dubbi vengono attivate procedure di controllo da parte della guardia finanza perché il denaro pubblico va utilizzato con la massima trasparenza.
Ultimo tema che vorrei affrontare oggi è quello del copyright. Con i nostri organismi internazionali stiamo sostenendo la direttiva sul copyright perché riteniamo che sia in atto, anche in queste ore, una sorta di campagna che si basa su un grande equivoco o su una grande disinformazione, ossia che regolamentare il diritto d’autore significhi in qualche modo porre una qualche barriera all’accesso alla rete. La libertà di accesso alla rete non è in discussione. Qui è in discussione un principio sacrosanto che chi utilizza il lavoro altrui sul quale le imprese hanno investito e hanno retribuito regolarmente deve pagarlo, se lo utilizza per fare raccolta pubblicitaria e commercio dei dati ci deve essere una giusta remunerazione per chi ha realizzato quel prodotto. Altrimenti ci ritroveremo fra poco tempo a discutere di qualcosa che non c’è più e cioè l’informazione libera.
Questa sezione del dibattito la conclude Carlo Verna, presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti: “Di fronte a uno scenario rivoluzionato non possiamo permetterci di rimanere fermi – esordisce – e l’ordine si sta attrezzando”.
Riporta l’episodio del giornale della città di Salerno: “il giornale dismesso dal gruppo Espresso e ceduto a un gruppo editoriale locale, all’improvviso ha cessato le pubblicazioni, ha licenziato la redazione per poi riprenderle dopo qualche giorno in una città vicina con lo stesso direttore e con una redazione diversa”. Questo per portare all’attenzione dei politici la mancanza di tutele e quindi di leggi.
E’ certo dell’importanza vitale del finanziamento alla piccola editoria su cui chiede una moratoria: “Deve essere garantito il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati – dice – questo è il bene che vogliamo tutelare”.
Sulla riforma dell’ordine dice che è necessario un provvedimento per garantire la verifica e la validazione delle fonti perché la tecnologia rappresenta il progresso per l’umanità ma bisogna adottare contromisure per evitare l’inquinamento improprio delle comunità con false notizie.
![](https://www.media2000.it/wp-content/uploads/2019/03/IMG_1024-1024x768.jpg)