I cittadini inglesi sono sempre più spaventati dai rischi dello sviluppo sregolato di internet. Secondo un’indagine dell’Ofcom (l’autorità competente e regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito), il 78% dei cittadini d’oltremanica si sentono minacciati dai rischi di furti d’identità, dati personali e dai comportamenti troppo invadenti delle aziende on-line e dei social network.
Un sostanziale incremento rispetto allo scorso anno, quando la percentuale si attestava al 52%, causato, secondo i ricercatori dell’Autorità, dalla sempre maggiore invadenza di internet nel quotidiano. Per ora l’indagine non si occupa di scendere nel dettaglio delle misure che i sudditi di Sua Maestà vorrebbero vedere applicate a tutela dei propri dati, ma evidenzia come i timori degli inglesi siano spontanei e non ancora orientati.
Il risultato di questa crescente preoccupazione è subito evidente: la maggioranza degli inglesi oggi si dichiara favorevole a un intervento governativo più deciso sui media digitali e, più in generale, sull’informazione on-line. Secondo gli analisti questa perdita di fiducia sarebbe il risultato dello scandalo di Cambridge Analytica, che ha causato un ripensamento di tutti i fautori della deregolamentazione on-line, e della preoccupazione per l’impatto dei social network su una crescita cognitiva equilibrata dei bambini.
Il rapporto ha evidenziato altresì che la crescente richiesta di regole è anche conseguenza di alcuni avvenimenti che negli ultimi dodici mesi hanno avuto molta risonanza mediatica, come il suicidio dell’adolescente Molly Russel. La giovane, secondo i suoi genitori, si sarebbe tolta la vita a causa di alcuni contenuti visti su Instagram e il caso ha gettato molte ombre sul rapporto tra gli individui in via di sviluppo e il mondo digitale.
Inoltre, “siccome la maggior parte di noi trascorre molto più tempo on-line rispetto al passato recente, stanno crescendo le preoccupazioni legate ai contenuti pericolosi” ha dichiarato Yih-Choung Teh, direttore dell’ufficio Strategia e Ricerca per Ofcom; che ha aggiunto: “per molte persone i rischi sono ancora bilanciati dai grandi benefici che la rete ha portato. E, nonostante la maggioranza degli utenti sono ora favorevoli a delle regole più stringenti in alcuni settori (in particolare sui social media e sulla disinformazione), le persone rivendicano e difendono l’importanza della libertà di parola, che è ancora uno dei punti forti del web”.
La ricerca evidenzia inoltre i cambiamenti nelle abitudini degli inglesi: secondo l’Ofcom, oggi l’utente medio trascorre on-line tre ore e quindici minuti al giorno, per un totale di cinquanta giorni l’anno. La maggior parte di questo tempo passa per siti e servizi di proprietà di Google e Facebook che, insieme, raccolgono quasi un terzo del traffico di dati in Gran Bretagna. Di contro, le due OTT catalizzano circa il 60% di tutte le pubblicità on-line del Regno Unito, creando uno squilibrio tra libertà d’accesso ai dati e possibilità di concorrenza evidente anche a chi non ha studiato statistica.
Un ulteriore aspetto dirimente è il concetto di affidabilità (“reliability” come si dice in inglese), fondamentale per i piani di sviluppo delle aziende on-line e per il loro impatto sugli utenti. La ricerca Ofcom ha evidenziato che, sebbene Facebook resti il principale social network usato dagli adulti, solo un quarto degli inglesi lo reputa affidabile per reperire informazioni accurate, mentre WhatsApp sembra acquisire sempre più credito (con buona pace di Zuckerberg, che li possiede entrambi).
Quest’ultimo aspetto è sintomatico di un altro problema connaturato allo sviluppo rapidissimo di internet: il “digital divide”. Come in altri Paesi (l’abbiamo visto anche in Italia, trattando il rapporto annuale dell’Istat “Internet@Italia”), anche nel Regno Unito ci sono forti disparità: un cittadino su otto non ha ancora accesso alla rete (soprattutto anziani e le fasce più povere) e per molti il passaggio al digitale segna un problema reale di accesso ai servizi.
“Ciò nonostante” concludono i ricercatori Ofcom, “la maggioranza degli utenti di internet crede che i benefici dati dall’uso di internet siano maggiori dei rischi”.

Articolo precedenteReadly: lettura no stop. Ne siamo ancora capaci?
Articolo successivoEIT Digital: “Driving the Digital Transformation of Manufacturing” 19 June Milano
Sabato Angieri
Laureato in “letteratura europea” presso l’università “La Sapienza”di Roma è giornalista freelance e traduttore editoriale, ha collaborato a diversi progetti culturali e artistici come autore e scrittore. Attualmente collabora con Lonely Planet come autore e con Elliot edizioni.