Note al Convegno di Piacenza dei giornalisti scientifici italiani.
di Paolo Lutteri – Osservatorio Tuttimedia
Una proposizione è vera se i suoi elementi sono parimenti estesi, ovvero se la costruzione della frase ha rispettato i sillogismi di una corretta logica. Se una parte viene trascurata, l’asserzione non è più completamente vera. Banalmente: “gli Italiani amano il mandolino e la pizza” non è un’affermazione completamente vera, anzi è un falso. Può starci in letteratura, ma non nella scienza.
Sul tema delle notizie ‘vere’ da tempo i giornalisti scientifici italiani hanno avviato approfondimenti e norme di comportamento. Al momento l’UGIS (Unione Giornalisti Italiani Scientifici) ha preparato la bozza di una ‘Carta deontologica’ per i propri associati. Questo documento, già fatto proprio dai giornalisti della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, è stato inviato al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Probabilmente verrà incorporato nelle direttive nazionali, magari affiancato dalle normative che altre Associazioni stanno preparando (per esempio: quella dei giornalisti sportivi).
In sostanza, i giornalisti scientifici, forti della loro autorevolezza e del loro ruolo istituzionale, si preoccupano di salvaguardare la verità, non solo sui mezzi tradizionali ma anche sui media tecnologicamente avanzati (web, smartphone ecc.). Finora solo la bioetica e la medicina sono state oggetto di attenzione, ma sempre più la scienza e le tecnologie porgono asserzioni e propongono risultati non sempre veritieri, non sempre controllabili, non sempre autentici, non sempre trasparenti per finalità economiche solo apparentemente secondarie.
Come dicevo nell’incipit la verità può essere semplicemente parziale o alterata omettendo i contesti, le cause o le conseguenze; oppure offrendo iperboli o diminutivi, o utilizzando sintesi imprecise. Raccontando la scienza è sufficiente dimenticare un particolare per falsare o falsificare una ricerca, o per attribuire una falsa paternità, o per occultare un conflitto di interessi economici o personali. Spesso uomini di scienza e aziende competono senza scrupoli per diritti d’autore e brevetti.
La scienza può fare temporaneamente affermazioni sbagliate, ma il giornalista deve saper distinguere le ipotesi dai dogmi, le esperienze statistiche e le intuizioni individuali dalle leggi assolute. L’avvento della fisica quantistica, per esempio, ha messo in difficoltà le leggi meccaniche, ma in realtà si tratta solo del campo di applicazione; i giornalisti scientifici ben sanno che la legge di gravità non si applica al mondo subatomico e che in medicina le varianti genomiche e ambientali individuali non danno sempre certezza alle diagnosi.
La bozza della ‘Carta deontologica del giornalismo scientifico’ mette in evidenza anzitutto il tema della formazione permanente dei giornalisti, “con l’obiettivo di allargare la propria visione e conoscenza delle problematiche del settore, nella consapevolezza che non si tratta solo di un obbligo di legge, ma di una grande opportunità di crescita professionale, oltre che una necessità di aggiornamento”. Inoltre segnala l’importanza del controllo di fonti pluralistiche, nazionali e internazionali, e di rendere palesi analisi e posizioni eventualmente contradditorie. Importante è anche il ruolo di responsabilità nell’influenzare l’opinione pubblica: “non creare aspettative infondate” o “ingiustificati allarmi” e “rispettare le normative in vigore in tema di privacy”. Viene raccomandato infine di garantire “la pienezza dell’informazione”, distinta dall’intervento dei ricercatori professionali.
A Piacenza, il 30 novembre scorso, con la collaborazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano, della Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche di Milano, dell’Associazione Edoardo Amaldi e dei patrocini locali, si è svolto il convegno annuale dei giornalisti scientifici italiani, coordinato dal suo Presidente, Giovanni Caprara, che ha spiegato come “Raccontare la scienza per affrontare la società in evoluzione”, mentre Giovanni Rossi, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna ha affrontato “Il metodo della ricerca per informare con correttezza al tempo delle false notizie”. E’ seguito un seminario dedicato in particolare alle scienze della salute e del cambiamento climatico, con Giorgio Vecchiano (Università di Milano), Laura Cancedda (IIT di Genova) e Marina Garassino (Fondazione IRCCS-Istituto tumori di Milano). Infine un incontro col pubblico, nel quale Lucio Rossi, capo Progetto High Luminosity LHC al CERN, e Massimo Toscani, presidente della Fondazione Piacenza e Vigevano, hanno ricordato l’attività scientifica di Edoardo Amaldi con Enrico Fermi. A seguire tre lezioni magistrali di astrofisica sulle onde gravitazionali con Marisa Branchesi del Gran Sasso Science Institute, sulla ricerca di esopianeti con Roberto Ragazzoni dell’Osservatorio astronomico di Padova-Asiago, sull’impatto della scienza sullo sviluppo economico con Lucia Votano, già direttore del Laboratorio del Gran Sasso e esperta di fisica delle particelle.
Storie straordinarie, tutte vere, e si potrebbe raccontare di più, senza mandolino e pizza.