Scrutando il futuro.Giugno 1983: nello studio di Luigi Dadda, allora rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Giovannini allora presidente della Fieg e Francesco Silvano allora amministratore delegato della Seat, dopo lunghe sedute di brainstorming decidono che bisogna “fare qualcosa” per scuotere soprattutto la classe dirigente italiana – politici, giornalisti, docenti di ogni ordine e grado – dallo stato di disinteresse, sottovalutazione e più semplicemente ignoranza del momento epocale di trasformazione che l’umanità sta vivendo con l’avvento dell’era informatica.
È Dadda a coniare il termine, che avrà fortuna, della “Grande Mutazione”, una mutazione che non tocca soltanto il modo di comunicare, ma il modo stesso di vivere dell’uomo. Questo “qualcosa” sarà intanto una rivista, Media Duemila, che nascerà di lì a poco, a settembre dello stesso anno. Fin dall’inizio verrà seguito il criterio del numero prevalentemente monografico: computer e scuola, computer e banca, satelliti e così via. Questo metodo, che è tuttora osservato, farà assumere al mensile le caratteristiche di una grande enciclopedia del sapere informatico. Inutile dire che parlare di PC nell’estate di venti anni addietro, prima, sia pur di poco, della storica copertina di Time con “L’uomo dell’anno 1983, il PC” era un bel segno di chiaroveggenza, che all’allora capo dei giornali italiani non mancò di attirare lazzi più o meno benevoli e accuse di futuribile se non di fantascienza. Da allora la sua battaglia culturale non si è mai interrotta oltre che attraverso la rivista, con infiniti articoli, convegni e soprattutto libri, alcuni dei quali hanno avuto risonanza internazionale. Il più noto è quel “Dalla Selce al Silicio” che è uscito nel 1984 e ha conosciuto tutta una serie di nuove edizioni sempre aggiornate e rinnovate (1985, 1986, 1991, 1996, 2002 e 2003 – con il titolo di “Storia dei Mass Media” – per il CDE 1987) e una diecina di traduzioni in tutto il mondo, dal tedesco al rumeno, dal russo all’ungherese, dall’israeliano al portoghese, dallo spagnolo all’ucraino. Nel libro l’autore ha voluto rievocare le grandi tappe della storia della comunicazione, dall’invenzione numerica della scrittura più di cinquemila anni fa alla rivoluzione gutenberghiana di cinquecentocinquanta anni fa fino a quella attuale del computer. E ciò non per esercitazione storica fine a se stessa, ma per cercare di capire quali possano essere le conseguenze sociali della “Grande Mutazione” dei nostri tempi.
Dedicato invece esplicitamente al presente-futuro in Italia un altro dei suoi successi editoriali, quel “Società dell’informazione – Mass Media anni ’90” (1988) per il quale Giovannini chiamò a raccolta il fiore dell’intellighenzia italiana da Dadda a Ruberti, da Presutti a Silvano, da De Benedetti a Granelli. Solo una citazione per rilevare quanto anticipatrice fosse l’opera: “Lo scenario degli Anni Novanta sarà infatti caratterizzato dall’integrazione sempre più sofisticata tra il computer e le reti di telecomunicazioni. Due settori che stano confluendo fra loro tecnicamente, industrialmente. L’integrazione finale è scontata, ma per arrivarci infuria una guerra planetaria…”.
Né il Nostro si limitava a predicare ma, dai suoi molti seggi presidenziali della Federazione editori italiana (e per qualche anno anche di quella mondiale), dell’Ansa, de La Stampa, della Fabbri-Bompiani-Sonzogno-Etas, della Scuola di giornalismo della Luiss, andava tessendo una rete con l’élite culturale, giornalistica, scientifica, politica (questa, in verità, assai scarsa) del Paese per interventi indiretti, ma efficaci e concreti sulla problematica della “Grande Mutazione”. Il risultato era nel 1996 la creazione di un Osservatorio TuttiMedia, strumento di cultura informatica che oggi è arrivato a contare una quarantina di enti tutti in varia misura e sotto diversi aspetti interessati ai problemi posti dall’avvento del nuovo mondo: giornali, industria, Internet company, università.
Fra i temi trattati ad opera dei principali esperti del settore ricordiamo quello di Roma “Questo sconvolgente 2000” svoltosi presso la sede Rai di viale Mazzini con il presidente Roberto Zaccaria, o quello di Milano presso la sede della Fondazione Cariplo “Internet terzo incomodo fra stampa e televisione” (il tema della pubblicità sul web è stato un oggetto costante di interesse e osservazione anche negli Stati Uniti con la nostra missione al Media Lab di Nicholas Negroponte a Boston).
A Torino, all’allora Cselt, oggi Telecom Italia Lab, nell’aprile 2001 è stato messo a fuoco lo straordinario fenomeno del cellulare “Web in tasca” continuando poi a Roma in giugno con il dibattito sul più o meno vicino avvento della televisione digitale terrestre. E ancora il grande convegno romano su “Beyond the web”: un esame della Grande Mutazione nel prossimo decennio compiuto da scienziati di prestigio internazionale. Riuniti nella prestigiosa sede dell’Accademia dei Lincei (che in questa occasione ha visto l’Associazione dei suoi Amici aderire all’Osservatorio TuttiMedia) personaggi come Angelo Raffaele Meo del Politecnico di Torino, Pier Giorgio Perotto il realizzatore del primo personal al mondo, Marco Somalvico del Politecnico di Milano, Vincenzo Tagliasco dell’Università di Genova, Fabrizio Gagliardi del Cern di Ginevra.
Diffondere la conoscenza: questa è la battaglia che da più di mezzo secolo vede impegnato il personaggio che non ha nessuna intenzione di mollare, sempre fedele alla su visione del futuro così come nella citazione che ha voluto ad epigrafe del suo “Dalla Selce al Silicio”: “I nostri progenitori sono stati per un milione di anni a scheggiare le pietre; noi abbiamo imparato ad addomesticare i primi animali quattordici-dodicimila anni fa e la scrittura non è più vecchia di cinque-seimila anni. Sotto gli occhi ci scorre ogni giorno un’esplosione di conoscenza, e non riesco ad immaginare come sarà il mondo tra quattro o cinque generazioni. Non lo vedremo io che parlo e voi che leggete. Per me, ho una grande nostalgia di futuro”.
In verità l’ultima citazione del libro è un’altra, meno poetica e più polemica – come si addice ad un toscano doc – con chi tarda a rendersi conto della Grande Mutazione in atto: “E, quanto a noi, se qualcuno volesse criticarci per un nostro innegabile fondamentale ottimismo sull’avvento dell’era informatica (di cui certo non sottovalutiamo le incognite) vorremmo arrogantemente rispondere con uno dei grandi fisici del nostro secolo, Niels Bohr, il quale a proposito della sua teoria dei quanti diceva: «Chi non ne rimane sbalordito, è segno che non ha capito niente».