Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen

La parità di genere obiettivo raggiunto nel 2025? Secondo Antonia Capparelli della Rappresentanza della Commissione Europea di Roma è possibile. Da quest’anno la Commissione Europea è guidata da una donna ed in genere le istituzioni Europee hanno una rappresentanza femminile al 50%. L’Europa è un motore che traina le altre nazioni.

Meno positività è emersa dall’incontro promosso dagli Stati Generali delle Donne, rete creata da Isa Maggi con la Ministra Binetti per commentare il documento prodotto dalla Task Force “Donne e Nuovo Rinascimento”. Durante il Covid-19 le donne sono state in prima linea anche perché da sempre tocca a loro la cura delle persone. Ed in questi giorni di cura c’è stato bisogno, per i malati, gli anziani, i giovani e i bambini costretti fra le mura domestiche. Per le donne degli Stati Generali c’è bisogno di più fatti e meno parole. Le critiche al documento sono relative alla mancanza di una vera strategia del cambiamento.

La ministra Binetti esordisce dicendo “Sono ministra, mi sento Ministra eppure nei documenti ufficiali sono il ministro delle Pari Opportunità”. Così il vocabolario di genere ritorna protagonista anche se nel documento non se ne parla.  Dove è evidenziato che nei consigli di amministrazione delle società non soggette alla legge Golfo-Mosca le donne sono ancora al di sotto del 18% (rapporto Fondazione Bellisario-Cerved, 2020). Le donne sono anche scarsamente rappresentate in altri luoghi di leadership dove le quote di genere non si applicano. Questo rende necessaria una spinta verso l’estensione delle quote di genere a questi contesti.

E’ il caso si legge nel rapporto di: “Introdurre una regola che assicuri una parità di genere nella nomina di consigli e comitati scientifici”, anche se Megan Whittman già CEO of Hewlett Packard manager simbolo della donna che ha raggiunto epocale a Barcellona nel 2011 al summit del GTWN (Global Women Telecom’s Network) mi disse che la parità di genere si raggiunge solo se tutte le donne Senior tendono la mano ad un’altra donna per aiutarle a passare oltre il soffitto di cristallo. Questa regola dovrebbe essere applicata negli ambienti universitari. Infatti nel rapporto si legge che: nel 2017 le donne rappresentano complessivamente il 40% dei docenti e ricercatori e costituiscono solo il 23% dei professori ordinari. Inoltre, la quota delle docenti e delle ricercatrici nelle aree STEM è bassa in tutti i livelli (36% in totale) e lo è soprattutto al livello più alto della carriera ove, per la qualifica di professore universitario si riduce al 19%”.

Una buona notizia è che le donne sono presenti nel lavoro innovativo: In Italia, nel 2018 il 12% delle start-up è prevalentemente femminile (9% in Francia, 11% in Germania, 30% nel Regno Unito, dati OECD).  Non va bene invece il basso tasso di occupazione in  contrasto con i risultati nell’istruzione. Le donne italiane sono oggi più istruite degli uomini: secondo il Censis (2019), le laureate in Italia sono pari al 56% del totale. Le donne sono anche la maggioranza anche negli studi post-laurea: rappresentano il 59,3% degli iscritti a dottorati di ricerca, corsi di specializzazione o master. Sono però ancora in minoranza nei percorsi di laurea STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica). Secondo il rapporto AlmaLaurea 2018 sul profilo dei laureati, gli uomini che hanno conseguito nell’anno 2017 un titolo universitario in un percorso STEM rap- presentano il 59%, con proporzioni particolarmente elevate nei gruppi ingegneria (74%) e scientifico (68,4%). Tra i laureati non STEM prevalgono le donne (sono quasi due su tre).

Questo è un problema di educazione di genere, in questo comparto si deve investire di più.

Secondo le Donne per il nuovo Rinascimento “un vero cambiamento di paradigma per sradicare gli stereotipi necessita un nuovo tipo di linguaggio verbale e visivo attraverso una campagna pubblicitaria chiamata “Pubblicità Futuro”, firmata dal Governo, che veicoli messaggi positivi e modelli femminili talentuosi e ispirazionali, anche attraverso utilizzo di ledwall presso i più importanti nodi ferroviari del Paese”.  Un percorso che a mio avviso non sembra molto innovativo pertanto conto in azioni più incisive che portino donne a creare imprese e non solo micro-impresa perché motivate dalla necessità di bilanciare lavoro e famiglia, oppure dal desiderio di sfuggire al “soffitto di vetro” presente nel lavoro dipendente. In Europa le donne imprenditrici hanno solo il 44,7% di probabilità degli uomini di creare almeno 19 lavori nei successivi 5 anni.

Le leggi servono infatti per quanto riguarda le società a controllo pubblico, secondo gli ultimi dati del Dipartimento Pari Opportunità, nelle 3300 società a controllo pubblico sottoposte alla legge Golfo-Mosca (legge 120/2011), le donne sono il 24% dei componenti il CdA (oltre dieci punti percentuali in meno delle quotate) ma soprattutto con preoccupanti divari regionali (26,1% al Centro, 26,3% al Nord, appena 17,5% al Sud). Dal 2013 al 2016, data dell’ultima relazione al Parlamento, per le società a controllo pubblico sono stati aperti 197 procedimenti, 86 aziende sono state oggetto della seconda diffida e 6 hanno visto la decadenza dell’organo (rapporto Fondazione Bellisario-Cerved, 2020).

Servono asili nido eppure si costruiscono e si aprono solo dove già esistono. La ministra Binetti dice di puntare sul Family Act e al 2030 quale anno dell’equilibrio di genere. L’importante è avviare il processo e portarlo avanti, invece sembra che si inizi sempre tutto daccapo.

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Maria Pia Rossignaud
Giornalista curiosa, la divulgazione scientifica è nel suo DNA. Le tecnologie applicate al mondo dei media, e non solo, sono la sua passione. L'innovazione sociale, di pensiero, di metodo e di business il suo campo di ricerca. II presidente Sergio Mattarella la ha insignita dell'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Vice Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, associazione culturale creata nel 1996, unica in Europa perché aziende anche in concorrenza siedono allo stesso tavolo per costruire il futuro con equilibrio e senza prevaricazioni. Direttrice della prima rivista di cultura digitale Media Duemila (fondata nel 1983 da Giovanni Giovannini storico presidente FIEG) anticipa i cambiamenti per aiutare ad evitare i fallimenti, sempre in agguato laddove regna l'ignoranza. Insignita dal presidente Mattarella dell'onorificenza di "Cavaliere al Merito della repubblica Italiana. Fa parte del gruppo di esperti CNU Agcom. E' fra i 25 esperti di digitale scelti dalla Rappresentanza Italiana della Commissione Europea. La sua ultima pubblicazione: Oltre Orwell il gemello digitale anima la discussione culturale sul doppio digitale che dalla macchina passa all'uomo. Già responsabile corsi di formazione del Digital Lab @fieg, partecipa al GTWN (Global Telecom Women's Network) con articoli sulla rivista Mobile Century e sui libri dell'associazione. Per Ars Electronica (uno dei premi più prestigiosi nel campo dell'arte digitale) ha scritto nel catalogo "POSTCITY". Già docente universitaria alla Sapienza e alla LUISS.