In linea con l’accordo globale di Parigi del dicembre 2015, dove 190 Paesi aderenti, a seguito di lunghissimi negoziati più che decennali, hanno raggiunto lo storico concordato sul clima, i membri della UE hanno approvato l’obiettivo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, puntando ad abbassare il riscaldamento globale oltre sotto i 2ºC ed a contenerlo entro 1,5°C. La UE si è dunque posta dei traguardi fattivi e ambiziosi, volti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, definendo a tal fine dei punti fermi in materia di emissioni in riferimento ai principali settori della sua economia. Il pacchetto di misure approntate dall’Unione, riguarda clima ed energia, ed è stato concluso nel 2008 con i conseguenti obiettivi fissati per questo 2020: 1) riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 20% (rispetto al 1990), 2) aumento al 20% della quota di energie rinnovabili, 3) miglioramento dell’efficienza energetica del 20%. Al fine di conseguire tali traguardi, sempre l’Unione ha sviluppato e riformato il sistema di scambio di quote di emissione (EU ETS) con l’adozione di norme sul monitoraggio, finalizzate a ridurre le emissioni delle industrie ad alta intensità energetica e delle centrali elettriche. Anche nel settore dei trasporti, edilizia, rifiuti ed agricoltura (che assieme rappresentano circa il 60% delle emissioni nell’Unione), sono stati fissati degli ulteriori punti fermi nazionali in un quadro di regolamento sulla condivisione degli sforzi collettivi, ossia che le emissioni di CO2 prodotte da questi settori dovranno essere ridotte del 30% per il 2030 e che la deforestazione dovrà essere compensata col rimboschimento. Tali tagli contribuiranno a rispettare l’impegno collettivo dell’UE rispetto alla riduzione delle emissioni in tutti i settori, riportandole ai livelli del 1990, come auspicato dall’accordo di Parigi. Un dato di grande rilievo da rimarcare, dunque, è che L’UE ha già conseguito tali traguardi, giacché nel 2018 le emissioni di gas a effetto serra sono state ridotte del 23% equivalente a tre punti percentuali al di sopra dell’obiettivo di partenza del 20%.
In materia di economia circolare, invece, nel maggio 2018, l’UE ha fissato una serie di nuove norme in merito alla gestione dei rifiuti, e stabilito degli obiettivi giuridicamente vincolanti per il riciclo, traguardi che riguardano i rifiuti urbani, il riciclaggio dei materiali di imballaggio e le discariche. Mentre lo scorso 2019, sempre l’Unione ha stabilito il divieto sui prodotti in plastica monouso, definendo delle norme ancora più rigide per gli imballaggi, (ed in particolare su quelli che rientrano tra i dieci prodotti maggiormente inquinanti ritrovati nelle spiagge europee) e proibendo nel contempo l’utilizzo di plastiche usa e getta per le quali sussistono alternative più ecologiche. La Commissione Europea si è impegnata, inoltre, a ridurre ulteriormente le emissioni del 50-55% entro il 2030 e, come priorità del suo Green Deal, ha assicurato di voler rendere l’Unione il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050 (la Polonia su questo punto non ha dato la sua adesione). Tra gli obietti del quinquennio 2025-2029, l’Unione ha anche stabilito che autovetture e furgoni dovranno generare una media di emissioni inferiori del 15%. Rispetto al cosiddetto pacchetto “Energia Pulita” la UE ha, altresì, varato un pacchetto di nuovi atti legislativi, che definiscono i meccanismi di cooperazione e controllo per gli Stati membri in riferimento al settore energetico. I leader hanno richiesto anche una ulteriore conferma di impegno rispetto al Green Deal europeo ed alla necessità di pianificare una transizione socialmente equilibrata e equa in termini di costi. Sempre i leader hanno, in conclusione, evidenziato la necessità di garantire la sicurezza energetica e tutelare il diritto per ciascun Stato della Unione di scegliere autonomamente rispetto al mix energetico, tra cui l’energia nucleare, per raggiungere l’obiettivo di una Ue climaticamente neutra entro il 2050. Il Consiglio europeo, per concludere, ha proposto alla Commissione di presentare una proposta di aggiornamento relativa al contributo della UE a livello nazionale (NDC) per il 2030 in relazione all’accordo di Parigi. Attualmente è previsto che tutti i firmatari apportino aggiornamenti e nuovi obiettivi entro la fine di questo 2020.