1, Ø, 100K. L’aritmetica sembra mancare nelle doti degli amministratori, nonostante l’epoca dei supercomputer e del 5G. Se negli Stati Uniti son lenti a contare i voti elettorali (e forse sono imprecisi), in Italia siamo in difficoltà a contare le mascherine, i tamponi nuovi e quelli ripetuti, i letti in ospedale, i ricoverati, i guariti, i decessi, i virologi. Non che manchino i numeri, ma non sono trasparenti i criteri di aggregazione, le quantità fornite dagli enti locali non sono commensurabili, la verifica sul posto (gestita da giornalisti-detective) sbugiarda ogni giorno le dichiarazioni ufficiali. Avanti così, ci sarà da commissariare anche i discorsi, dove le parole non corrispondono più alle realtà (con Trump già lo fanno). L’aritmetica non è fatta di intenzioni, tranne che per recitare i numeri come Pirandello: uno, nessuno, centomila. Così fan tutti.
130 – DECARBONIZZAZIONE EUROPEA
Per quanto audaci possano essere gli impegni internazionali ai sensi dell’accordo di Parigi, finché l’energia pulita sarà meno accessibile delle attuali tecnologie sporche, la decarbonizzazione globale non avverrà. Senza tecnologie energetiche pulite più convenienti e affidabili, il mondo non raggiungerà in tempo la sopravvivenza. Gli investimenti previsti dall’Unione Europea sembrano non essere sufficienti. Con le ipotesi più ottimistiche, l’innovazione nell’energia pulita rappresenterà meno dell’1,5 per cento del bilancio dell’UE per i prossimi anni. Questa percentuale è sorprendentemente bassa se si considera l’enfasi posta sull’innovazione nell’ambito del Green Deal europeo. Il 37% del fondo NextGeneration, circa 275 miliardi di euro, sarà speso per obiettivi come l’idrogeno pulito, edifici verdi e punti di ricarica per veicoli elettrici. Poco verrà effettivamente investito nella ricerca, sviluppo e promozione di nuove tecnologie.
131 – BIG IS BAD?
Gli interventi del Dipartimento di Giustizia americano e delle Corti europee nei casi contro le Big Tech rappresentano di fatto un’ideologia antimonopolistica. Tuttavia uno dei motivi per cui la Silicon Valley e le altre ‘zone tecnologiche chiave’ sono cresciute fino a essere invidiate dall’intero mondo industriale è perché i governi hanno finora lasciato, o fornito, un terreno fertile alle startup per diventare leader tecnologici globali. Difatto la maggior parte dei Paesi vorrebbe replicare questo successo, e molti sono disposti a farlo utilizzando una varietà di strumenti politici, tra cui tasse e antitrust, per abbattere le grandi società tecnologiche e supportare le proprie società nazionali. L’economia galoppa con l’innovazione, mentre la giustizia arranca a rincorrere le nuove situazioni con buone intenzioni etiche, ma certamente con una burocrazia assistenzialista, lenta e complicata da normative datate e inadeguate alle tendenze di globalizzazione ormai affermate.
132 – BIDEN E L’INNOVAZIONE
Nella stagione elettorale USA del 2020 i politici e il pubblico hanno discusso questioni come regolamentare le piattaforme internet, come produrre più energia pulita e come sarà il futuro del lavoro in un epoca di maggiore automazione. Stando alle dichiarazioni, il presidente eletto Biden si concentrerà sul coinvolgimento del governo come partner più attivo accanto all’industria nello stimolare l’innovazione, ma anche come regolatore più severo di molte industrie tecnologiche; probabilmente ci saranno normative più rigorose, anche sulla privacy e sui fornitori di banda larga, e un’applicazione più aggressiva dell’antitrust, in particolare sulle grandi società Internet. Biden sostiene maggiori investimenti federali nelle infrastrutture a banda larga rurali e vorrebbe colmare il divario digitale. La nuova amministrazione amplierà gli investimenti anche per raggiungere obiettivi sociali, come opportunità per le minoranze, crescita regionale e soluzioni climatiche, tagliando potenzialmente altre aree, probabilmente la spesa per la difesa. Tuttavia potrebbe essere meno risoluta nell’affrontare il mercantilismo dell’innovazione cinese.
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it