Si può far finta di niente o cercare di interpretare i colori dell’arcobaleno venturo, ma la tempesta pandemica, sanitaria, mediatica e politica, non cessa. Nel bailamme di opinioni, sondaggi, ricerche, scoperte, incursioni, crisi, rivolte, spettacoli e lockdown di vario genere, è il momento di fare un po’ come i romani facevano con Pasquino, e come i milanesi facevano col sciur Carera, due statuette molto popolari. Ovvero qualche considerazione sfacciata sulle contraddizioni sociali. Gioverà?
148 – IO, IO, SOLO IO
Molti leader non mancano di autoreferenzialità e arroganza. Doti riservate non solo ai dittatori, ma ben diffuse anche tra i rappresentanti di democrazie. L’attaccamento alla poltrona, sia quella di presidente di grandi Paesi, sia quella di parlamentari e amministratori pubblici, denuncia il debole rispetto del popolo. Il leader che non lascia fare ai media un trasparente lavoro di informazione è narcisista e arrogante. Se fosse bravo, competente e veramente virtuoso non dovrebbe avere paura. I media non sono uno specchio, ma svolgono un confronto. In concreto: la ‘televisione’ di Palazzo Chigi è meglio che spetti alla Rai come servizio pubblico pluralista, piuttosto che al suo inquilino.
149 – CALCIO MUSICA
Zlatan Ibrahimović, uno dei calciatori in attività più forti al mondo, sarà l’ospite di richiamo del prossimo Festival di Sanremo. L’appeal del calcio sostiene il mondo musicale, così come una volta i gadget abbinati ai periodici. Marketing mix, a caro prezzo, ma come dicono ‘coperto dalla pubblicità’. Coperta corta: se copri la testa spuntano i piedi. Dipende da dove spalmi la crema. Se la musica non attira abbastanza inserzionisti pubblicitari, si faccia clamore con l’extra settore. Pagherà la Rai. Alla faccia della crisi! Gli ospiti sono previsti in nave, su e giù, chissà come distanziati, chissà come al sicuro dai contagi, ma probabilmente senza dover rispettare i lockdown di ristoranti e alberghi in terraferma, comunque a becco asciutto. Ma se all’Ariston ci sarà pubblico, allora anche gli altri teatri d’Italia saranno aperti. Sennò: artisti a spasso e soldi dei contribuenti sprecati. Speriamo di no.
150 – TRUMP: NO
Network popolari come strumento politico. Non è una novità. Prima che esistesse internet, Mao Zedong aveva scatenato le masse con le affissioni, i dazibao, un social primitivo ma allora efficace. Poi i social network hanno supportato campagne elettorali, primavere arabe, movimenti di liberazione, di spaccio di droga e perfino terrorismo. Twitter, facebook e quant’altri lasciano pubblicare ingiurie, fake news, incitamenti alla rivolta. Pubblico e privato sono alla berlina, controllo zero. Adesso qualcuno si sveglia, si rende conto che la sua piattaforma libera può diventare un’arma. Mette in pratica la censura, del tutto legittima per un padrone di casa. Eppure ci aveva fatto capire che era una piazza aperta, disponibile per tutti e tutto. No, era solo un’invenzione per il marketing del consumo di parole.
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it