Putin e Biden Il postino suona sempre due volte: una, una settimana fa, alla porta della Russia, c’è posta da Biden; e una, in questi giorni, a quella degli Usa, c’è posta da Putin. Ma chi riceve la missiva non l’accoglie con un sorriso: le notizie che porta non sono buone, non sono quelle attese. La Guerra Fredda tra il Cremlino e l’Occidente prosegue senza concessioni, ma, almeno finora, senza deflagrazioni: tutto si limita a scambi di messaggi, “Gravi conseguenze, se i russi invadono l’Ucraina”, avverte Biden; “Non mettete a rischio la nostra sicurezza”, intima Putin.
Trascinandosi di settimana in settimana, lo spettro dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, evocato a più riprese dall’Amministrazione Biden, per via di quei 130 mila militari russi schierati lungo i confini fra i due Paesi, sembra stemperarsi, se non attenuarsi. In questa e – ci scommettiamo – nella prossima settimana, non accadrà nulla: Washington e Mosca continueranno a parlarsi, magari a denti stretti, mentre la Cina celebra i riti ipocriti della tregua olimpica. All’inaugurazione dei Giochi, ci sarà Vladimir Putin, in pegno d’amicizia con Xi Jinping, mentre i leader occidentali disertano l’evento: boicottaggio diplomatico per lo scarso rispetto dei diritti umani da parte cinese.
Dietro il paravento dei Giochi, si muove la geo-politica dei mediatori, in un intreccio d’incontri virtuali e di persona: chi s’affanna a mediare ha un proprio tornaconto, Xi dà lezioni di equilibrio e fa apparire gli altri guerrafonda; Erdogan sta sull’asse del doppio gioco; Johnson vuole fare dimenticare ai britannici le festicciole in pieno lockdown anti-virus; Macron fa campagna elettorale da leader europeo – la Francia ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue – e Scholz vuole tenere al caldo i tedeschi e difende il gasdotto che garantisce approvvigionamenti energetici.
Quanto ai protagonisti del confronto, Putin provoca e fa salire la tensione a ogni sortita; Biden ingigantisce la minaccia così da apparire poi il salvatore della pace, sperando di recuperare un po’ della credibilità perduta sul fronte internazionale con la rotta afghana; e il presidente ucraino Volodymyr Zelenski ha paura e gioca a ridimensionare rischi e provocazioni.
Tutti si parlano al telefono con tutti, specie Biden con gli alleati e Putin con gli europei, martedì anche con il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi – Usa e Russia affidano il dialogo, invece, ai ministri degli Esteri – ; e molti si recano in visita a Kiev, per portare solidarietà e avere visibilità. Ufficialmente, la frenetica attività diplomatica mira a stemperare la tensione, innescare una de-escalation e stabilizzare la situazione.