Nel nostro canale proponiamo l’intervista di GIULIA SILVIA GHIA, Assessora alla Cultura, Scuola, Sport e Politiche Giovanili al I Municipio di Roma.
Le donne oggi si trovano a cavallo di una difficile transizione tra ruoli ancora intrisi di modelli tradizionali e leadership nell’innovazione sociale, per superare questo guado è più importante la politica di genere, l’educazione o l’informazione?
“Prima di ogni cosa io metterei l’attenzione sulla politica IN genere. E non DI genere. Il dibattito è saturo a mio avviso su questioni che non vanno quasi mai al punto. Siamo davvero uguali nelle opportunità? La politica intesa come classe dirigente (espressione delle scelte di cittadini consapevoli) può fare da traino a tutte le azioni necessarie per la parità, che secondo me travalica il genere. Parità che significa possibilità di iniziare dallo stesso punto, e capacità di raggiungere obiettivi diversi. Ecco cosa è per me la parità. Fare in modo che tutti possano avere le stesse condizioni di partenza. Nell’ educazione ad esempio. E da qui il ruolo centrale della scuola. Che non deve appiattire ma valorizzare ogni differenza.
Attenzione poi all’informazione, oggi pervasiva e spesso carica di inesattezze. Parità significa anche poter separare le sciocchezze dai contenuti di qualità. Parità per me significa esercitare dei diritti, perché di quei diritti prima di tutto si è consapevole. E di nuovo la scuola torna ad essere il perno. Direi senza dubbio che l’educazione svolge un ruolo fondamentale”.
Donna e trasformazione digitale, questa rivoluzione velocizzerà il raggiungimento della parità?
“Raggiungimento della parità passa solo attraverso l’educazione e la sensibilizzazione verso certi temi. Spesso anche attraverso la quotidianità. Ecco ad esempio in pandemia madri e padri in smart working contemporaneamente nella stessa casa hanno capito che il carico di lavoro domestico è sproporzionato a scapito delle donne siano esse mogli figlie o madri. La digitalizzazione potrà dare un contributo a velocizzare alcune dinamiche quotidiane certo (lavoro in remoto es) ma tutto passa inevitabilmente per un processo umano, interiore legato alla persona. Più si velocizzano i processi e più si resta in superficie si perde la profondità e i punti di vista”.
Pensa di poter rappresentare un “role model” per le giovani di oggi?
“Role model è un modello di comportamento, cioè una persona i cui comportamenti ci piacciono e ci ispirano al punto da volerli ricalcare. Ma mi chiedoC’è un modello che dovrebbe essere meglio di un altro, abbiamo tutti un lato “oscuro” siamo esseri umani. Non ho avuto un role model personalmente mi sono ispirata a tutte quelle donne che con caparbietà e determinazione sono andate a prendersi quello che si sono guadagnante con la consapevolezza del proprio merito e ce ne sono tante a cominciare dall’eroina biblica Giuditta per arrivare ad Elisabeth Borne prima ministra francese. Ecco penso che nulla ci debba essere dato solo perchè siamo donne, esempio le orribili quote rosa, ma con la gentilezza che ci contraddistingue e con la determinazione, consapevoli della propria competenza e capacità nessuno può fermare una donna. Suggerisco per avere un tocco di raffinata realtà e di ironia che non deve mancare mai, errore madornale delle donne è spesso quello di prendersi troppo sul serio, un volume edito da Feltrinelli (se si può citare) appena uscito. “Non farcela come stile di vita” (a cura di Mammedimerda, giuro!)”.
Nel suo mondo professionale c’è ancora molta strada da fare o i livelli raggiunti sono già soddisfacenti?
“Nel mio mondo professionale, ma in genere in quello dove ci sono le donne, siano esse parrucchiere, operaie, infermiere o notaie, c’è sempre la necessità di dover fare 3 e dimostrare 6, perché in fondo non è mai abbastanza. Non siamo mai abbastanza, per chi poi devo ancora capirlo. Pignoleria, ansia, genetica, non lo so…fatto sta che spesso perdiamo molto tempo a dare il massimo. E questo talvolta ci isola pure. In questo siamo un pò “molto” autolesioniste, sempre a voler dare il massimo in qualunque situazione partiamo già da sole con le palle ai piedi”.