Caro Vladimiro,
qui siamo in un frullatore mediatico dove l’intrattenimento leggero prevale sugli argomenti più seri. Frizzi, lazzi e screzi occupano gran parte della cronaca. La pubblicità ci inonda di deodoranti, merendine, divani e poltrone, telefoni, sogni di benessere. Ma ci sono priorità di pensiero che non si possono trascurare. Riguardano i rischi del futuro di tutti.
Non so se ti recapiteranno questa lettera, ho deciso comunque di scriverla lasciandola aperta.
Se non menti a te stesso, sembri animato da intenzioni apparentemente ragionevoli: stabilire un equilibro mondiale non esclusivamente di capitalismo liberale, aggiustare confini storici, punire arroganze nazionaliste. Non senza rilevanti contraddizioni interne. Tutte motivazioni di incerta qualità, che almeno dovrebbero essere discusse, non imposte.
Ma un passo tira l’altro e adesso ci ritroviamo con un pericolo planetario e migliaia di morti, militari e civili, vittime inutili della tua ‘guerra santa’. Non contano solo i già morti, ma i morituri prossimi, perché oltre alle battaglie avanzano le catastrofi ecologiche. I morituri sono in attesa più o meno lenta, perché i governi non hanno saputo guardare avanti. A qualcuno manca o mancherà il cibo, a qualcuno l’energia, a qualcun altro più fortunato, il benessere e la salute. Colpiti dal disastro militare ed ambientale, esteso ormai al mondo intero, saranno i tuoi e i nostri (se proprio vuoi dividerci). E insieme tutti i discendenti. Costoro, senza un’unità di coscienza planetaria, scampati forse alle bombe, saranno soffocati dall’inquinamento globale, dalle mutazioni climatiche, dalle disuguaglianze sociali in tutti i continenti e dalla scarsità di risorse, che impedirà ogni soccorso.
Oggi chi ti attacca risponde alla tua aggressione fuori tempo. I popoli del mondo non vedono l’ora che si smetta di sparare e di sentirsi aizzati alla guerra. E vorrebbero pensare al futuro. Tu pensaci un po’. Sarà difficile uscire dagli intrecci politici ma potremmo riuscirci se tutti rinunceranno ai loro nazionalismi per un obiettivo comune che è la sopravvivenza di tutti gli umani. Fare la guerra (o le operazioni speciali, se preferisci) sulla pelle dei popoli è da medioevo. Tu che hai attraversato tante fasi della storia dovresti saperlo prima di ogni altro. Non è in gioco l’avvenire delle Nazioni, ma quello del nostro comune pianeta e dell’intera civiltà.
Per affrontare il prossimo caos globale ci vuole solidarietà o sarà un suicidio collettivo, come dice António Guterres.
Se ci hai pensato, batti un colpo, non di cannone. Conto che anche altri leader ci pensino. Noi comuni cittadini di tutti i Paesi ci stiamo pensando tutti e siamo molto turbati. Vorremmo condividere il volerci bene, le buone tecnologie e lo sviluppo sostenibile della Terra. L’intrattenimento giocoso ci va di traverso.
Pensaci Vladimiro: anche i mass media e i social di tutto il mondo ti stanno a guardare.
Paolo
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it