Il 23 novembre, presso la facoltà di Giurisprudenza della Sapienza Università di Roma (Aula Calasso) si è tenuto il convegno “Etica e medi(A)zioni digitali. Università e Operatori della comunicazione verso un percorso condiviso sull’etica dei media”, promosso da RADUNI (Associazione degli operatori radiofonici e dei media universitari) in collaborazione con l’Osservatorio TuttiMedia. Ho partecipato all’incontro per condividere il mio punto di vista sulla crisi epistemologica in atto e propongo un breve resoconto del pomeriggio di Chiara Zampiva, studentessa della Sapienza che collabora con noi di Media Duemila e TuttiMedia.
Media odierni e nuovo approccio etico all’informazione, ruolo dei giovani, che sono i protagonisti di questa trasformazione digitale e che vanno educati e accompagnati all’interno di questo sistema fornendo loro gli strumenti adatti. Questo il concetto analizzato da diverse angolature e professionalità:
Le università quali gli spazi di formazione dei nuovi professionisti dell’informazione, si augura Giuseppe Giulietti (Presidente Federazione Nazionale della Stampa Italiana): “esse hanno il compito di allargare le competenze”. In particolare, le radio universitarie costituiscono l’ambiente privilegiato in cui gli studenti possono sperimentare metodi e linguaggi della comunicazione trattando istanze che non trovano spazio nei media mainstream. Come hanno sottolineano i rappresentanti delle radio universitarie nei loro interventi.
Dal dibattito sono emersi tre concetti chiave su cui rifondare la comunicazione dei media: approccio etico all’informazione, responsabilità e sensibilità nell’uso del linguaggio. Valori fondamentali e, soprattutto, necessari per combattere la disinformazione e il fenomeno delle fake news che dilaga sui social.
L’intervento di Franco Siddi (Presidente Confindustria RadioTv e Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia) riassume questi aspetti affermando quanto siano decisivi i media professionali: “Organizzati e promossi da editori che assumono la responsabilità editoriale e agiscono con il lavoro trasparente di professionisti qualificati dell’informazione che rispondono a obblighi dentologici, quindi etici, per riparare, se non salvare l’umano”.
In questo senso, a questi media va in qualche modo il compito di salvare l’umano nell’era dell’algoritmo. L’algoritmo può essere anche più informato del giornalista, ma non produce senso, o meglio non sa il senso che alimenta. Non ha coscienza deontologica.
Riconciliare strumento tecnologico e uomo, macchine intelligenti e competenze umane, è la sfida.
Al concetto di algoritmo si ricollega la breve lectio di Derrick De Kerckhove (Responsabile Comitato scientifico Osservatorio TuttiMedia) su “Ethical Brain Frame. L’informazione come garanzia di sotenibilità sociale”. Con l’avvento dei nuovi media e con il progresso tecnologico cambia il comportamento cognitivo: siamo di fronte ad una vera e propria “crisi epistemologica”. Gli algoritmi superano il linguaggio, ma così facendo si perde il senso. E non solo: con la perdita di identità e contenuto si arriva alla frammentazione sociale, amplificata dai social. “Dobbiamo difendere il linguaggio – sostiene Kerckhove – per garantire la coesione sociale”.
“Cosa da valore a ciò che si scrive? L’etica” sostiene Carlo Bartoli (Presidente Ordine dei Giornalisti), che nel suo discorso affronta il problema della verità nel giornalismo, sottolineando come nè la censura nè le sanzioni possono essere una soluzione alla disinformazione dilagante. “La democrazia batte la disinformazione” conclude.
Nei vari interventi relativi alla creazione di un manifesto condiviso sull’etica dei media si è prestata particolare attenzione al tema dei minori, a come proteggerli ed educarli ad un approccio costruttivo nei confronti dell’informazione e dei media. In particolare, Maria Eleanora Lucchin (Direttrice Documentazione e Analisi Istituzionale Mediaset) ha sottolineato l’impegno crescente delle emittenti nella tutela del loro pubblico e soprattutto della fascia fragile, con numerose iniziative e campagne di sensibilizzazione.
Nel suo intervento di chiusura, Maria Pia Rossignaud (Vicepresidente Osservatorio TuttiMedia) ha ricordato le parole di Marco Valerio Cervellini (Responsabile Relazioni Esterne e Comunicazione, Polizia Postale e delle Comunicazioni): i giovani devono fare rete per proteggere la rete. Ribadendo la necessità di connettere etica e algoritmo è emerso che radio e studenti sono un mix perfetto per ritrovare l’equilibrio che sembra perso.
A Mihaela Gavrila (docente di Television Studies, VicePresidente RadUni e Componente del Comitato Media e Minori) va il merito di aver riunito tanti protagonisti del mondo dei media alla stesso tavolo.