European Media Freedom Act
Cosa è, o meglio cosa sarà un servizio media nel prossimo futuro? È ancora un punto da chiarire nell’European Media Freedom Act, se da un lato tutti aneliamo alla garanzia che la società resti pluralista e i giornalisti vengano salvaguardati per il loro compito di mediatori è necessario arginare le fake news che danneggiano la democrazia, ma come dice Derrick de Kerckhove: “E’ ora di chiedersi cosa succede nel momento, che sembra arrivato, in cui il medium è veramente il messaggio?”
Oggi il nuovo contesto è la cultura digitale che consente la creazione e la distribuzione istantanea di informazioni, l’Europa sta lavorando per proteggere l’affidabilità di qualsiasi informazione distribuita digitalmente, ma bisogna anche evitare che troppi regolamenti si confondano e sovrapponendosi rendano l’applicazione pratica più difficile. A questo proposito ho raccolto la posizione di Google, quale protagonista della transizione digitale e della diffusione dei contenuti, sull’European Media Freedom Act che oltre la Commissione europea coinvolge anche autorità nazionali quali l’AGCOM.
Google condivide l’obiettivo principale della Commissione europea: la salvaguardia del pluralismo dei media e dell’indipendenza editoriale, ponendo l’accento sulla necessità di una maggiore chiarezza all’interno del testo dell’EMFA proposto dalla Commissione, riguardo ad alcune disposizioni, tra cui la definizione di fornitori di servizi di media, le disposizioni sulla misurazione dell’audience, e il funzionamento – da un punto di vista pratico – dell’autodichiarazione dei fornitori di servizi di media e i vari strumenti di tutela che da essa derivano.
Ed inoltre auspica che l’EMFA integri e non contraddica o si sovrapponga a legislazioni, regolamenti e codici esistenti. Questi includono il Digital Services Act, il Digital Markets Act, il Codice di Condotta dell’UE sulla Disinformazione, la Direttiva Copyright e la Direttiva AVMS. Questi provvedimenti di larga portata sono stati recentemente rivisti, adottati o implementati e hanno bisogno di tempo per diventare adeguatamente operativi.
L’obiettivo della Commissione EU di salvaguardare il pluralismo dei media e l’indipendenza editoriale è condivisibile per Google: Internet in generale è stato, ed è un grande abilitatore della pluralità dei media, promuovendo una diversità di voci, rappresentando le culture locali e fornendo contenuti di alta qualità che parlano al pubblico locale e globale.
“L’Unione Europea dispone di uno dei mercati più diversificati e competitivi per notizie e contenuti multimediali: una vera storia di successo, l’European Media Freedom Act o EMFA non deve compromettere tale eccellenza – si legge nella nota Google – ad esempio concedendo a determinati fornitori di servizi di media privilegi rispetto ad altri, rischiando di innalzare barriere limitando l’ingresso di nuove opinioni e chiudendo a voci diverse. È fondamentale che l’EMFA non ostacoli la lotta contro la disinformazione e che sia completamente compatibile con l’esistente legislazione europea”.
Per Google il rischio di sovrapposizioni esiste, fra l’altro, con:
- Il Digital Services Act, che prevede obblighi proporzionali alla dimensione delle piattaforme online e crea nuovi standard di contrasto alla disinformazione e di rimozione di contenuti illegali;
- Il Digital Markets Act, che disciplina il ruolo nei mercati digitali dei gatekeeper, imponendo a tali piattaforme obblighi e divieti di varia natura;
- Il Codice di Condotta dell’UE contro la Disinformazione, che vede Google tra i firmatari e che introduce diverse misure di contrasto alla disinformazione, tra cui maggiore trasparenza, maggiore cooperazione con i fact checkers, e l’impegno alla demonetizzazione degli attori malintenzionati;
- La Direttiva AVMS, che impone determinati obblighi ai fornitori di piattaforme per la condivisione di video;
- La Direttiva Copyright, che crea nuove regole a tutela del diritto d’autore online, imponendo, tra le varie misure, nuovi obblighi alle piattaforme.
Oggettivamente Google svolge un ruolo fondamentale nel collegare gli utenti a diverse fonti di informazioni: “La nostra missione è di rendere le informazioni universalmente accessibili e utili a livello globale – riporta la nota Google -. Al cuore del nostro ruolo c’è facilitare l’accesso alle notizie e fornire varie fonti, contribuendo notevolmente alla liberà e alla pluralità dei media. Inoltre, abbiamo ridotto le barriere all’ingresso facilitando l’accesso al mercato di nuove imprese media, aumentando la scelta per i consumatori e contribuendo a un panorama di notizie diversificato, non da ultimo promuovendo testate giornalistiche indipendenti”.
La democrazia è in gioco ha detto de Kerckhove in una recente intervista a “La Nazione”, l’EMFA si pone di contrastare la disinformazione. La guerra in Ucraina, le rivolte in Brasile e prima l’assalto a Capitol Hill testimoniano che i malintenzionati, in alcuni casi utilizzano Internet per diffondere disinformazione con l’obiettivo di indebolire le democrazie. E a questo proposito Google precisa che l’interferenza straniera e l’utilizzo massivo di informazioni imprecise e fuorvianti per giustificare l’aggressione di un altro Stato sono antitetici alla sua missione: “Il nostro modello di business – precisa la nota Google – dipende da quanto siamo in grado di rappresentare una fonte di informazioni utile per tutti: abbiamo un incentivo naturale a impedire a chiunque di intervenire con l’integrità dei nostri prodotti. Ecco perché la cooperazione tra le istituzioni, le imprese, la società civile e il mondo accademico è uno strumento fondamentale per proporre una risposta efficace alla cattiva informazione e alla disinformazione. Non a caso siamo stati trai fondatori del Codice di Condotta dell’UE sulla Disinformazione e ci siamo impegnati in modo costruttivo nella sua recente revisione”.
Al Parlamento europeo e al Consiglio che iniziano le discussioni sull’EMFA Google chiede più chiarezza sulla definizione di “fornitore di servizi di media” perché il termine “Servizi di media”, introdotto per la prima volta da questa proposta normativa, rischia di sovrapporsi ad altre definizioni. Ed anche meccanismi di controllo (vetting) per un elenco di organismi certificati come organismi di coregolamentazione o di autoregolamentazione; una forma di sanzione per qualsiasi uso improprio degli strumenti offerti ai servizi media.
Per quanto riguarda la misurazione dell’audience l’art 23 delinea la necessità di sistemi e metodologie di misurazione dell’audience trasparenti, imparziali, inclusivi, proporzionati, non discriminatori e verificabili e su questo punto Google ha espresso più volte la volontà di essere soggetta a misurazione. A livello nazionale, l’AGCOM ha promosso con la delibera 262/22/CONS una consultazione pubblica, a cui Google ha partecipato, che indaga proprio il tema dei sistemi di rilevazione degli indici di ascolto nel nuovo ecosistema digitale.
“Il considerando 45 di EMFA descrive la misurazione del pubblico come uno strumento fondamentale per valutare le prestazioni dei contenuti mediatici e per comprendere le preferenze del pubblico al fine di pianificare la produzione futura di contenuti – si legge nella nota Google -. L’EMFA mira quindi a supportare i servizi di media comprendendo meglio l’uso dei loro contenuti. In quanto tale, dovrebbe essere chiarito nell’articolo 23 che solo i sistemi di misurazione dell’audience che misurano le preferenze del pubblico sono coperti dall’EMFA. Sebbene la proposta intenda anche differenziare la misurazione dell’audience proprietaria dalla misurazione dell’audience standard del settore, a nostro avviso è necessaria maggiore chiarezza per comprendere meglio cosa sia esattamente coperto dall’articolo 23, poiché la misurazione dell’audience proprietaria non è definita all’articolo 2 e neanche il considerando 9 fornisce chiarezza giuridica”.
All’Europa il compito di mediare, noi di Osservatorio TuttiMedia abbiamo già evidenziato nel nostro progetto NewsMedia4Good la necessità di costruire un sistema dei media in cui la sostenibilità sia per ogni attore.