Sulla guerra in Ucraina, c’è un fermento diplomatico come non c’è mai stato prima. Ma, in realtà, non sta succedendo nulla che avvicini la pace. Venerdì, a Kiev, c’è il Vertice Ue – Ucraina, da cui Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, attende buone notizie sul processo d’integrazione europea del suo Paese: una pantomima, perché, a conflitto finito, i 27 finanzieranno la ricostruzione, ma saranno molto cauti sui tempi d’ingresso dell’Ucraina nell’Unione.
Il presidente Usa Joe Biden annuncia una visita in Polonia, probabilmente intorno al 24 febbraio, anniversario dell’inizio dell’invasione. Per il Cremlino, i presidenti russo, Vladimir Putin, e cinese, Xi Jinping, s’incontreranno a Mosca, forse in marzo – Pechino, però, non lo conferma -. E le stime del Fondo monetario indicano che, nonostante pandemia e guerra, l’economia internazionale se la cava meglio del previsto. Pure la Russia, che, causa sanzioni, doveva collassare, cresce: Mosca ha evidentemente trovato chi le compra petrolio e le vende quel che le serve.
Ma si parla sempre di armi, con dolore di Papa Francesco, che, domenica, all’Angelus, ha pregato, per l’ennesima volta, per la martoriata Ucraina. Sul Washington Post, Ishaan Tharoor sostiene che “l’Occidente dovrebbe cambiare rotta in Ucraina”: puntare sul negoziato alla ricerca della pace e non sulla prosecuzione del conflitto per un tempo indefinito, tra rischi di allargamento – come evidenza un rapporto della Rand Corporation, un influente think tank di Washington – e incertezze delle opinioni pubbliche. Un sondaggio del centro di ricerca Pew indica un aumento degli americani che ritengono che l’Amministrazione Biden abbia già concesso troppo a Kiev.
Il rapporto della Rand dimostra che l’Occidente dovrebbe fare di più per innescare una trattativa e meno per perpetuare la guerra. Invece, Leopard e Abrams, le Rolls-Royce dei carri armati, non sono ancora arrivati in Ucraina ed è già partito il tiramolla delle diplomazie sui caccia e sui missili che Kiev chiede. Biden dice “No” agli F16, poi apre uno spiraglio sui missili e fa sapere che discuterà con Zelensky la fornitura “di nuove armi”. Emmanuel Macron non esclude gli F16, Olaf Scholz boccia l’idea e pure Rishi Sunak è contrario.
Sul terreno, la linea del fronte resta ferma a Bakmut, mentre gli allarmi aerei suonano ogni giorno su tutta l’Ucraina. Fonti militari non confermate danno per imminente una nuova controffensiva russa – ci sarebbero 362 mila militari russi in territorio ucraino – e parlano di 200 mila soldati uccisi o feriti dall’inizio dell’invasione. Le vittime civili accertate sono circa 8000.