Caro Giulio, amico mio,
ho bisogno della tua visione di esperto economico per chiarirmi le idee su un fenomeno crescente della contabilità sociale. Premetto che le cifre che citerò sono approssimative, sia per la costruzione delle stime che per la congiuntura dei cambi, dei tassi e dell’inflazione. Ci vorrebbe un’analisi più accurata dei dati, ma indicativamente si considera un debito mondiale di oltre 300 bilioni di dollari, pari al 350% del prodotto industriale lordo mondiale (GDP=Gross Domestic Product) che è stimato nel 2022 quasi 90 bilioni di US$ (=90mila miliardi di US$). Ampia scala di valori da Paese a Paese. Qualche esempio: il GDP USA in bilioni di dollari è 24,2, Cina 17,5, Giappone 4,2, Russia 2,8, Euroarea 13,1, Italia 1,9. Il rapporto tra GDP e debito è molto diversificato anche tra Paesi avanzati ed emergenti. Nei Paesi industriali più avanzati ci sono anche le speculazioni finanziarie più voluminose. Per l’Italia le stime di debito sono intorno a 2700 miliardi di euro. Quasi ovunque il debito supera il prodotto industriale. Qui non c’è bisogno di sottolineare i rischi di bancarotta in corso, sconquasso di bilanci, con conseguenze pesanti soprattutto sul mercato del lavoro e sulle forniture di prodotti quasi essenziali.
Coscienziosi ragionieri di Stato e di impresa spalmano i debiti nel tempo, elucubrano sui tassi di interesse, altrettanti eminenti capi di Stato e banchieri predicano la temperanza e il contenimento degli investimenti. C’è anche chi, legalmente, compra e rivende debiti e crediti, ovviamente per guadagnarci. Comunque la mole dei debiti cresce (nel mondo dal 1970 al 2022 è passata da 70 a 300 bilioni di dollari) e ho seri dubbi che possa annullarsi con un percorso razionale. La disciplina ‘monetaria’ sembra assente o zoppicante. Forse c’è chi spera in un colpo globale di spugna … Che ne dici?
Ma mi viene il sospetto che il ricorso al debito non sia così terrificante, che il debito non sia uno spettro. Anzi pare una meravigliosa invenzione del liberismo finanziario consumista, un colpo di ingegno magistrale per spostare volontariamente i problemi nel futuro, annegarli in una palude senza fondo che nessuno potrà mai bonificare. Messo così il debito è un artifizio geniale. “Io ho salvato il patrimonio oggi, al domani ci penserà qualcun altro, io non ci sarò” pensa qualche illusionista di Stato o di impresa. “Domani i responsabili di oggi saranno morti e non perseguibili. Le prossime generazioni si arrangeranno.” Io non capisco se ci potranno essere soluzioni sostenibili o se i rimandi saranno procrastinati sine die.
Da questo egoismo di potere non sono indenni le istituzioni di ogni genere, incluso le famiglie. Il ricorso al debito è un tappabuchi benedetto e risolutore, soprattutto per chi controlla grandi asset o grandi ambizioni. Gli esattori bancari possono prendersela solo con i piccoli debitori. I grandi, salvo in qualche Paese con severa magistratura, sono protetti dal sistema sociale che concede agevolazioni, dilazioni, assistenza legale, in qualche caso anche ombrello politico.
Caro Giulio, in questo pantano ci siamo immersi tutti e dobbiamo ringraziare quei pochi colleghi giornalisti che dimostrano particolare zelo nel segnalare i disastri e nel fare indagini approfondite sulla finanza illegale o al limite. Per quanto ci riguarda: mass media e social, editori e influencers restano perlopiù strumenti di marketing per i consumi, per l’intrattenimento leggero, per la cronaca nera, come fossero neutrali di fronte al disordine economico. Titoli e immagini da spettacolo, strizzatine d’occhio di complicità all’economia corrente. Anche il fare debiti è oggetto di marketing. Così uno spettro è diventato un genio.
Giulio: correggimi se ho detto stupidaggini o dammi conforto sul da farsi. Grazie.
Ciao.
Paolo
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it