L’Europa alla sfida della disinformazione: #AI #Giornalismo #FakeNews allo Spazio Europa. L’Osservatorio TuttiMedia in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione Europea di Roma hanno organizzato un confronto con i giovani iscritti ai master di giornalismo delle Università Lumsa e Luiss. In questa sezione il punto di vista dei rappresentanti del tavolo dell’Osservatorio TuttiMedia in ordine di intervento Isabella Splendore FIEG; Andrea Cristallini Google; Claudia Mazzola RAI e Costanza Andreini META.
Isabella Splendore (area Giuridica ed Internazionale Fieg):
La disinformazione prolifera laddove la qualità dell’informazione è bassa
“Garantire l’affidabilità delle notizie che circolano in rete è priorità per gli editori mainstream. Fake news e disinformazione proliferano laddove la qualità dell’informazione è bassa – precisa Isabella Splendore-. L’Agcom qualche anno fa ha condotto un’ indagine conoscitiva il cui scopo era riconoscere ai media mainstream un ruolo centrale per la costruzione dell’opinione fondata su certezze. L’informazione professionale di qualità non può che essere una salvaguardia contro le Fake News. Interesse, responsabilità e dovere professionale sono requisiti fondamentali per essere un giornalisti che racconta un’informazione attendibile e di qualità. Nell’ordinamento italiano i giornalisti sono caratterizzati da una loro specifica professionalità, non comune agli altri ordinamenti europei, ed hanno anche regole deontologiche, carta dei diritti, leggi che già consentono di riconoscere loro una funzione di antidoto contro tutti i fenomeni di polarizzazione dell’opinione pubblica e contro la proliferazione delle echo-chamber. Oggi però è altrettanto importante garantire la sostenibilità dell’industria editoriale che necessita politiche di sostegno e interventi che assicurano un quadro normativo certo.
Andrea Cristallini (Communications Manager Google): Sinergia tra industria delle notizie e l’industria tecnologica per vincere
“La storia dell’IA inizia 80 anni fa, frutto di uno studio e un impegno collettivo di uomini e donne che per tanti anni si sono dedicati a campi diversi e che solo negli ultimi 20 anni hanno iniziato a vedere i risultati del loro lavoro – dice Andrea Cristallini -. Infatti l’IA è presente, già da tempo, in molte delle cose che facciamo online, consente di filtrare lo spam delle e-mail, fornisce le risposte migliori all’utente che chiede informazioni nel motore di ricerca, funziona per dare indicazioni sul traffico, per far funzionare meglio le mappe sui telefoni e per tradurre. Oggi, però, è entusiasmante sentir parlare tanto di IA, ma proprio per questo c’è bisogno di bilanciare l’entusiasmo con il senso di responsabilità. I nuovi strumenti offrono tanto, ecco perché sono fondamentali regole comuni e condivise anche con chi sviluppa l’IA. E’ una pratica adottata da Google già nel 2018 rispetto alla sicurezza, la privacy, la correttezza, l’affidabilità e l’equità. L’IA deve essere uno strumento sicuro , infatti se utilizzata in modo giusto permette, non solo, di risolvere i problemi quotidiani ma anche di affrontare nuove sfide come quella del contrasto alla disinformazione”
Andrea Cristallini conclude ricordando che l’IA nel giornalismo è usata da tantissimo tempo e in tanti modi diversi: ” il suo ruolo è ottimizzare, assistere e velocizzare. Una sinergia ben fatta tra l’industria delle notizie e l’industria tecnologica, cioè tra giornalisti che individuano le notizie e le piattaforme che mettono a disposizione gli strumenti per farlo al meglio può fare la differenza. Penso che il terreno è fertile per questo tipo di collaborazione, l’importante è farlo con un grande senso di responsabilità”.
Claudia Mazzola (direttrice Ufficio Studi Rai): Rai fra giornalismo e educazione alla disinformazione
Rai viaggia su un doppio binario: da un lato si occupa di giornalismo e dall’altro ha il compito di educare il pubblico a riconoscere la disinformazione: Rai ha aderito al progetto IDMO – Italian Digital Media Observatory cofinanziato dalla Commissione Europea proprio per sostenere questo percorso educativo.
“All’interno del consorzio IDMO ci sono vari istituzioni, vari attori, ognuno sviluppa un progetto legato al settore di cui si occupa – spiega Claudia Mazzola-. La Rai ha deciso di occuparsi di media literacy, ovvero di alfabetizzare gli utenti”.
Per la direttrice dell’Ufficio Studi Rai è determinante creare una coscienza della disinformazione: “La Rai sta facendo questa campagna educativa utilizzando le reti generaliste sappiamo però che il luogo privilegiato della disinformazione è lo smartphone – dice-.. Lo sforzo che sta facendo Rai è quello di essere presente dovunque, mi riferisco ad esempio ad Instagram e Twitter, dove ci sono più rischi. Purtroppo la maggior parte delle persone non ha consapevolezza rispetto alla disinformazione, per questo è necessario insegnare loro a distinguere le notizie false da quelle vere. Rai sta cercando di fornire gli strumenti giusti, con la pandemia e la guerra in Ucraina abbiamo anche creato una task force per combattere le notizie false”.
Costanza Andreini (Public Policy Manager – Italy and Greece Meta): Il nostro impegno nella lotta alla disinformazione
“L’obiettivo di Meta è offrire a tutti gli utenti un’informazione che sia accurata e verificabile – dice Costanza Andreini- e sopratutto che provenga da fonti certe perché le piattaforme social utilizzate per informarsi, per condividere, per rimanere in contatto con familiari, amici e parenti devono essere percepiti dall’utente affidabili”. i
E precisa che le informazioni non verificate sono un gravissimo danno per le piattaforme: “Se le persone non si sentono sicure in uno spazio dove l’informazione è verificata smetteranno di utilizzarne i servizi. Ecco perché combattere la disinformazione lavorando a fianco delle istituzioni e della società civile è un priorità, infatti Meta ha già sottoscritto il codice dell’Ue contro la disinformazione e si è impegnata a sostenere un dibattito informato per capire come migliorare gli strumenti a disposizione”.
Gli standard della comunità permettono una linea divisoria fra ciò che è da condividere sulla piattaforma e ciò che non lo è, ma quando si trattano temi sensibili il lavoro diventa ancora più complicato come ha dimostrato la pandemia: E a questo proposito Costanza Andreini precisa che la pandemia ha cambiato il sociale perché “le regole della community, cambiano in relazione a quello che succede nella realtà. La guerra in Ucraina ha imposto nuove responsabilità e nuove sfide per cercare un bilanciamento tra libertà di espressione e sicurezza degli utenti”.
In conclusione Meta sostiene che gestisce contenuti postati ogni giorno rimuovendo i contenuti illeciti e cercando di ridurre i contenuti che vengono ritenuti falsi o parzialmente falsi grazie alla collaborazione con organismi di Fact-checking indipendenti.