Lettera aperta di Paolo Lutteri –16 marzo 2023
Caro Remo, amico mio,
i media e i social ci rendono partecipi delle sciagure della nostra civiltà. Bombardamenti, terremoti e naufragi li abbiamo sotto gli occhi tutti giorni. Come la gente può pensare al futuro se già il presente è così incerto? La più parte non pensa certo allo sviluppo sostenibile, ma alle risorse di oggi.
Ho letto il tuo intervento sulla responsabilità sociale delle imprese (https://futuranetwork.eu/ interventi-e-interviste/638- 3746/il-nuovo-ruolo-delle- imprese-), lo condivido pienamente e aggiungerei anche la responsabilità sociale delle istituzioni pubbliche. E’ proprio vero che in questo momento le coscienze hanno a cuore il potere o il denaro, come strumenti di benessere immediato, e non una sostenibilità futuribile. Non è solo un sentimento dei bisognosi, ma lo è soprattutto degli agiati. I politici si contendono il palcoscenico dell’oggi come se fossero attori. Nelle imprese i manager hanno bilanci da gestire in tempi brevi, per gli imprenditori i ricavi immediati sono prioritari.
Pochi guardano al futuro. E’ lontano. Si bada a sfruttare tutte le risorse, pulite o inquinanti, adesso. Occorrono più consumi, servono nuovi prodotti per stimolare esigenze che diventino abituali e indispensabili. Mi riferisco non solo a beni materiali, ma anche a beni culturali, costumi o mode che impazzano sui media e sui social.
Se i privati mancano di lungimiranza, i poteri pubblici non son da meno. Le questioni energetiche sono evidenti da molti anni, ma i rimedi sono lenti, molto lenti. E non è solo questione di economia industriale e di inquinamento chimico. I problemi forti restano le disuguaglianze sociali, le imparità di diritti, la scarsità di infrastrutture di servizio e di percorsi formativi utili. Le cronache ci raccontano di domanda e offerta di lavoro che non si incontrano, di giustizia deludente, di scuola e sanità incomplete, di migrazioni incontrollate e tragedie quotidiane, di emergenze permanenti. Vergogne per chi dirige una società civile e per coloro che sfoggiano lusso e arroganza.
E’ facile individuare le responsabilità, più difficile individuare i responsabili in questo colossale percorso a scaricabarile burocratico. Spesso a monte dei disastri della società non c’è una volontà criminale, ma c’è una pesante negligenza operativa che equivale a una colpa precisa. Questa negligenza confina con l’incompetenza e sfocia con l’inefficienza.
A onor del vero, non mancano pratiche virtuose, innovazioni tecnologiche eccellenti, gesti pubblici amorevoli. Ci consolano ma non ci bastano. Bisogna coltivare la ragione, l’attenzione e la competenza. E la comunicazione è strumento essenziale.
Questo mare mediatico di onde e tempeste di parole e di immagini è il nostro campo di azione quotidiano, col quale dobbiamo convivere e che ci da, tumultuosamente, le risorse economiche, sociali e culturali per far avanzare la civiltà. Puntiamo sulla responsabilità sociale, come tu dici, e sullo sviluppo della relazionalità. Il benessere individuale è la base per poter parlare di sostenibilità e di futuro. In questo senso qualche ruolo gli opinion makers e gli editori ce l’hanno. I processi logici, gli algoritmi che la tecnologia ci propina, i provvedimenti da prendere, questi meriterebbero più attenzione, soprattutto da chi fa servizi pubblici di gestione, di formazione e anche di intrattenimento.
Tu Remo, che leggi nei pensieri della gente, conosci i pifferai magici, tracci le scie delle idee e ne trai pronostici, dici che ce la faremo? Un abbraccio
Paolo