Prima, della trasformazione digitale la gente se ne accorgeva lentamente. Anche Bill Gates ha messo 5 anni per capire l’importanza economica di Internet. Ormai si svegliano più presto. Una settimana dopo il lancio di ChatGPT, un milione di persone in tutto il mondo erano iscritte. In meno di due mesi, 100 milioni. Il metaverso nato in 1992 nel romanzo di Neal Stephenson ha già preso trent’anni per penetrare l’opinione pubblica e arrivare a 400 milioni di utenti. Però ha dovuto passare da Active Worlds (da 1995) ad oggi un milione di utenti, a Second Life (2003) che ha messo 10 anni per avere lo stesso numero di utenti.
Ormai, abituato al cambio permanente, l’essere umano è preso dal FOMO (fear of missing out – la paura di mancare qualcosa). Siamo invitati tutti a vivere una nuova condizione di vita quotidiana perché i progressi di ChatGPT e di altre formule magiche del digitale portano una nuova svolta di conoscenza rispetto alla modalità di vivere la realtà quotidiana, e poi siamo ad un cambiamento delle condizioni ambientali dell’intelligenza e della creazione.
Ma parlare di paura è ancor più pertinente in questo momento, perché mentre scrivo queste mie idee arrivano i segnali di un’angoscia rivelata da Elon Musk che chiede una tregua sull’Intelligenza Artificiale ed anche dalla lettera del Future of Life Institute con oltre 1.000 firmatari.
Ci stiamo confrontando con una nuova dimensione, non importa se è ChatGPT o GPT 1 2 3 o 4, si tratta di una crisi epistemologica dove il modo dell’essere umano sta cambiando. La paura è giustificata non sappiamo dove andiamo anche se certamente c’è qualcosa di positivo che è l’accesso individuale a tutta la conoscenza del mondo. Le banche dati a disposizione sono uno strumento incredibile ma servono garanzie di sviluppo per il bene di tutti.