Lettera aperta di Paolo Lutteri –13 aprile 2023
Caro Franco, amico mio,
partiamo da un’affermazione ovvia, ma trascurata: non ci sono risposte facili per un problema difficile. Con il crescendo di complessità del mondo può darsi che il cervello umano, o la sua coscienza, non arrivi a trovare soluzioni globali per uno sviluppo sostenibile planetario.
Troppe variabili in gioco, troppe ambizioni, troppi retroscena, troppo intrighi, troppe distanze di pensieri. Lacci e lacciuoli ci strangoleranno prima di riuscire a sciogliere i nodi della sopravvivenza. Eppure queste sensazioni non sono solo moderne; già nell’antichità (pensate alle storie bibliche, alle catastrofi primitive o all’epica antica) il senso di pessimismo individuale o cosmico era molto diffuso, quasi un genere letterario. Ma il pessimismo esistenziale è uno stato psicologico di depressione incipiente o è il risultato di un ragionamento concreto?
Mentre pensiamo al dilemma, oggi non possiamo rinunciare agli obiettivi dell’intelligenza con ottimismo. E abbiamo un alleato nella tecnologia. Mai nella nostra storia precedente abbiamo avuto la possibilità di scoprire le leggi dei fenomeni, di comunicare senza limiti, di gestire una enorme quantità di dati e di fare velocemente calcoli complicati. Inutile qui fare la lista degli esempi con i risultati di successo della ricerca informatica. Se applichiamo algoritmi intelligenti alla mole dei dati, abbiamo esiti clamorosi. Non sarà poi così intelligente il computer, ma ci assemblerà dati e testi, incrociando serie storiche e previsioni, e se abbiamo programmato bene ci fornirà soluzioni logiche, visioni probabilistiche e priorità di interventi. I computer e i robot non hanno via libera a 360°, la strada e i semafori glieli dobbiamo dare noi. Intanto dovremo risolvere i problemi dei diritti e dei doveri, della privacy e del copyright, importanti perché confinano con i valori democratici universali, che vogliamo condividere.
Peraltro in questi secoli abbiamo anche allevato due nemici in casa: l’apparato burocratico e i governanti autocrati. La burocrazia è una forma di salvaguardia della democrazia, ma se l’apparato e le governances prevalgono sulle idee e sulle azioni, restiamo indietro col progresso. E questi sono i lacci che ci strangoleranno.
In altre parole: la tecnologia ci può aiutare se i cavilli burocratici e gli individualismi settari non ci mettono i bastoni fra le ruote. La perfezione è irraggiungibile ma il miglioramento è possibile.
Percorso difficile, ma dobbiamo farlo, soprattutto noi che ci occupiamo di comunicazione e di educazione. Unendo forze più che possibile. Non si può rimanere come l’asin bigio di Giosuè Carducci, che rosicchiava il cardo senza scomodarsi.
Dai Franco, che abbiamo da fare! Un abbraccio
Paolo